Nba, Greg Oden prima scelta Belinelli n° 18 per Golden State
Inviato: 29 giu 2007, 11:50
NEW YORK, 29 giugno 2007 - Meglio di così non poteva andare. Marco Belinelli centra il jackpot, viene scelto con il numero 18 dai Golden State Warriors (che hanno sede a Oakland, nella Bay Area, presso San Francisco) e finisce nella squadra ideale per iniziare la carriera tra i professionisti. Le previsioni della vigilia (si era passati da Detroit e Clippers a Lakers, Phoenix e gli stessi Warriors) sono state persino superate. E non solo l'ex fortitudino entra nei primi 20, primo europeo scelto, secondo straniero dopo il cinese Yi Jianlian (a Milwaukee con la sei), ma va alla corte di un allenatore, Don Nelson, che stima i giocatori del Vecchio Continente, gioca una pallacanestro decisamente "libera", dove i cestisti hanno massima libertà di espressione, e si trova la strada spianata per un minutaggio importante grazie alla cessione di Jason Richardson, guardia titolare, passato a Charlotte in cambio della ottava scelta (i Bobcats avevano chiamato Brendan Wright, ala di North Carolina).
DRAFT RICCO - Assediato dalle televisioni, portato da una sala a un'altra, Belinelli ci mette un attimo a riprendersi, ma poi realizza quanto è accaduto, quantomeno inizia a capire che la nuova avventura è già iniziata. "Il sogno inizia adesso - dice Beli, cappellino dei Warriors in testa, dopo aver stretto la mano del commissioner David Stern sul podio - è stata un'emozione indescrivibile. Ora l'importante sarà integrarmi al meglio con i nuovi compagni e il nuovo ambiente, far parte subito del gruppo". La scelta numero 18, in un draft così profondo e ricco di talento, tanto da essere stato definito alla vigilia da molti il migliore di sempre, assume quindi ancora maggior valore. Un bel riconoscimento per la guardia azzurra, uscito da una stagione difficile, travolto dal disastro Fortitudo, ma che ha saputo dimostrare nei provini sostenuti prima del draft, che il giocatore ammirato dal mondo intero l'estate scorsa al Mondiale giapponese, quando segnò 25 punti agli Stati Uniti, strappando consensi, applausi e strette di mano d'ammirazione da parte di gente che qualcosa di basket capisce, a partire da Mike D'Antoni, non era svanito nel nulla.
NOSTALGIA - Impossibile nascondere il talento, e, per una volta lasciateci esaltare, dimenticare la nostra serie A che si fa sempre più piccola, i campioni che se ne vanno, aumentando la nostalgia, canaglia per definizione, per i tempi che furono, quelli dei Danilovic e dei Ginobili, o dei Dominique Wilkins e David Rivers, per restare in tema Fortitudo. Lasciateci godere, perché, prima di Andrea Bargnani, ovvero un anno fa, la Nba per l'Italia era solo quella che vedevamo in tv. Ora, oltre al Mago, avremo anche un Belinelli che saprà farsi valere, farsi strada e fare strada.
GLI ALTRI - Era il draft di Greg Oden e Kevin Durant, confermati alla uno e alla due come si sapeva ormai da mesi. Alle loro spalle, Al Horford, ala di Florida, a capitanare la più grande pattuglia (tre giocatori) di una stessa università mai scelta tra i primi dieci. Dopo di lui infatti, altri due Gators: Corey Brewer alla sette (Minnesota) e Joakim Noah alla nove (Chicago). La sorpresa più grande è forse la chiamata dei Bucks. Non era stata una delle squadre a visionare Jianlian e Milwaukee è una delle poche città americane senza una comunità cinese. Gli altri tre stranieri chiamati al primo giro sono stati, come da previsioni, lo spagnolo Rudy Fernandez (Phoenix alla 24, poi girata a Portland), il brasiliano Tiago Splitter (San Antonio alla 28) e il finlandese Petteri Koponen (Philadelphia alla 30, ma subito ceduto a Portland).
KOBE RESTA - Non ci sono stati i paventati scambi che avrebbero dovuto coinvolgere Kobe Bryant, Kevin Garnett e Amare Stoudemire, ma qualcosa si è comunque mosso. Boston ha preso Ray Allen e la 35ª scelta da Seattle in cambio di Delonte West, Wally Szczerbiak e la quinta scelta, con cui i Sonics, dopo Durant, hanno portato nel Pacific Northwest Jeff Green, ala di Georgetown. Il Madison, Spike Lee in testa, è esploso quando è stato annunciato il passaggio di Zach Randolph (con Dan Dickau e Fred Jones) da Portland ai Knicks in cambio di Steve Francis e Channing Frye. Gli altri stranieri scelti al secondo giro sono stati l'ucraino Fesenko (38, Philadelphia), il bosniaco Barac (39, Miami), il cinese Sun Yue (40, Lakers), lo spagnolo Marc Gasol, fratello di Pau (48, Lakers), il lituano Renaldas Seibutis (50, Dallas), l'australiano Brad Newley (54, Houston), il greco Giorgios Printezis (58, San Antonio) e il serbo Milovan Rakovic (60, Dallas).
DRAFT RICCO - Assediato dalle televisioni, portato da una sala a un'altra, Belinelli ci mette un attimo a riprendersi, ma poi realizza quanto è accaduto, quantomeno inizia a capire che la nuova avventura è già iniziata. "Il sogno inizia adesso - dice Beli, cappellino dei Warriors in testa, dopo aver stretto la mano del commissioner David Stern sul podio - è stata un'emozione indescrivibile. Ora l'importante sarà integrarmi al meglio con i nuovi compagni e il nuovo ambiente, far parte subito del gruppo". La scelta numero 18, in un draft così profondo e ricco di talento, tanto da essere stato definito alla vigilia da molti il migliore di sempre, assume quindi ancora maggior valore. Un bel riconoscimento per la guardia azzurra, uscito da una stagione difficile, travolto dal disastro Fortitudo, ma che ha saputo dimostrare nei provini sostenuti prima del draft, che il giocatore ammirato dal mondo intero l'estate scorsa al Mondiale giapponese, quando segnò 25 punti agli Stati Uniti, strappando consensi, applausi e strette di mano d'ammirazione da parte di gente che qualcosa di basket capisce, a partire da Mike D'Antoni, non era svanito nel nulla.
NOSTALGIA - Impossibile nascondere il talento, e, per una volta lasciateci esaltare, dimenticare la nostra serie A che si fa sempre più piccola, i campioni che se ne vanno, aumentando la nostalgia, canaglia per definizione, per i tempi che furono, quelli dei Danilovic e dei Ginobili, o dei Dominique Wilkins e David Rivers, per restare in tema Fortitudo. Lasciateci godere, perché, prima di Andrea Bargnani, ovvero un anno fa, la Nba per l'Italia era solo quella che vedevamo in tv. Ora, oltre al Mago, avremo anche un Belinelli che saprà farsi valere, farsi strada e fare strada.
GLI ALTRI - Era il draft di Greg Oden e Kevin Durant, confermati alla uno e alla due come si sapeva ormai da mesi. Alle loro spalle, Al Horford, ala di Florida, a capitanare la più grande pattuglia (tre giocatori) di una stessa università mai scelta tra i primi dieci. Dopo di lui infatti, altri due Gators: Corey Brewer alla sette (Minnesota) e Joakim Noah alla nove (Chicago). La sorpresa più grande è forse la chiamata dei Bucks. Non era stata una delle squadre a visionare Jianlian e Milwaukee è una delle poche città americane senza una comunità cinese. Gli altri tre stranieri chiamati al primo giro sono stati, come da previsioni, lo spagnolo Rudy Fernandez (Phoenix alla 24, poi girata a Portland), il brasiliano Tiago Splitter (San Antonio alla 28) e il finlandese Petteri Koponen (Philadelphia alla 30, ma subito ceduto a Portland).
KOBE RESTA - Non ci sono stati i paventati scambi che avrebbero dovuto coinvolgere Kobe Bryant, Kevin Garnett e Amare Stoudemire, ma qualcosa si è comunque mosso. Boston ha preso Ray Allen e la 35ª scelta da Seattle in cambio di Delonte West, Wally Szczerbiak e la quinta scelta, con cui i Sonics, dopo Durant, hanno portato nel Pacific Northwest Jeff Green, ala di Georgetown. Il Madison, Spike Lee in testa, è esploso quando è stato annunciato il passaggio di Zach Randolph (con Dan Dickau e Fred Jones) da Portland ai Knicks in cambio di Steve Francis e Channing Frye. Gli altri stranieri scelti al secondo giro sono stati l'ucraino Fesenko (38, Philadelphia), il bosniaco Barac (39, Miami), il cinese Sun Yue (40, Lakers), lo spagnolo Marc Gasol, fratello di Pau (48, Lakers), il lituano Renaldas Seibutis (50, Dallas), l'australiano Brad Newley (54, Houston), il greco Giorgios Printezis (58, San Antonio) e il serbo Milovan Rakovic (60, Dallas).