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e tu nella vita che ruolo sei?

MessaggioInviato: 18 set 2007, 12:37
di Aragorn
Leggetelo è un breve saggio di Savergnini molto arguto e divertente


Chi sono i portieri tra noi? Io li riconosco, e li stimo. Sono donne, due volte su tre. Persone rassicuranti che domano i caratteri più bellicosi. Mentre davanti a loro va in scena il caos, tengono la posizione. In famiglia, sorridono e consolano. Sul lavoro, consigliano e proteggono. All'università, tranquilizzano prima degli esami. Se avete un portiere nella vostra vita, tenetelo caro. Certi rigori della sorte non li parerà nemmeno lei/lui, ma una partita non è fatta solo di rigori.

Il terzino destro è un animale completamente diverso. Salvo eccezioni, si tratta di persone senza particolari guizzi (ma ricordate il gol di Tarcisio Burgnich in Italia-Germania del 1970). Hanno caratteri ruvidi e introversi, e da principio possono non piacere. I terzini destri sono uomini, di solito. Se trovano una donna-ala sinistra, la marcano stretta per tutta la vita, e sono felici.

I terzini sinistri, un tempo, venivano detti «fluidificanti». Il vocabolo è orrendo - chimico-idraulico, mal s'adatta a giocatori come Facchetti, Cabrini e Maldini - ma rende l'idea. Il terzino sinistro non si rivela subito: scatta quando meno ve l'aspettate. Voi gridate: «Ehi, ricorda che sei un terzino!». Ma lui è già al galoppo verso un viaggio o un'avventura, ha già presentato una lettera di dimissioni, sposato una ragazza conosciuta il mese prima. Il personaggio non è prevedibile, ed è sentimentalmente agitato. Un tempo si diceva: «Corre la cavallina». Oggi si dice: «Corre come un terzino sinistro».

Il mediano porta il numero 4, ed è fantastico. Se ne sono occupati gli scrittori (Soriano) e i cantanti (Ligabue), ma non tutti capiscono la poesia del ruolo. Il mediano detta i tempi, in campo come nella vita. È un buon amante, un ottimo papà, un amico affidabile: le compagnie, con un centravanti, si divertono; ma senza un mediano si sfasciano. Nelle aziende, il mediano diventa responsabile della produzione. Nei giornali, viene promosso caporedattore. In una missione spaziale, gli chiedono di badare alla navicella mentre gli altri scendono sulla luna. E lui sta là, e sorride.

Siamo allo stopper, maglia numero 5. Ottimi stopper sono certe fidanzate: cerchi di andar via, e ti stendono (al massimo, ti permettono un colpo di testa). Stopper storicamente efficaci sono alcune madri. Non lasciano che i figli si sgancino; piuttosto li cinturano quando l'arbitro non vede. Uno stopper esiste in ogni azienda. Quando tutti si entusiasmano e fuggono in avanti, lui grida: «Attenti al contropiede!». Se gli avessero dato retta, durante il boom della New Economy, avremmo evitato molti guai.

Arriviamo al libero, e chiudiamo con la difesa. Il numero 6 è un personaggio singolare, perché deve intervenire dopo che tutti gli altri hanno sbagliato. Il ruolo può sembrare ingrato, ma il vero libero agisce per vocazione. Gli americani lo chiamano trouble-shooter, ed è fondamentale in qualsiasi organizzazione. Ogni direttore di giornale deve individuare il libero in redazione; ogni presidente del Consiglio deve trovarlo dentro il suo governo. E affidargli un compito che sta tra il confessore e l'agente segreto, l'infermiere e il mediatore, l'esploratore e il killer gentile. Per Silvio Berlusconi, ad esempio, il libero è Gianni Letta. Se gli avesse dato retta, avrebbe evitato un sacco di contropiede.

Le ali destre portano il numero 7. Guardatevi intorno: non sono molte, nella società italiana. Sono in¬fatti persone capaci, originali e, nello stesso tempo, affidabili. Il loro motto è: genio e sregolatezza. Alcune ali destre caracollano per tutta la vita sulla fascia di competenza, con la serietà dei Domenghini e dei Bruno Conti. Altre hanno in sé lo spirito dei Jair, dei Causio e dei Beckham: un po' eccentrici, ma possono decidere la partita da sole. Se avete un'ala destra in azienda, tenetela da conto. Oppure fatela fuori subito: potrebbe soffiarvi il posto.

Le mezzali destre (numero 8) sono personaggi diversi. Caratterialmente, si inseriscono dovunque. Ma covano dentro di sé l'invidia per il numero 10 (il numero dei leader, dei geni e dei pazzi). La mezzala destra, in un'associazione, farà il vicepresidente. In un condominio, il presidente dell'assemblea. Molte donne si lamentano di aver sposato una mezzala destra: un uomo senza il fascino macho del mediano, né il carisma di un centravanti. Ma ammettono che è un buon papà, e sa caricare la station-wagon.

Siamo ai numeri 9. Chi sono i centravanti tra di noi? Quelli che sono sempre in prima fila. Dall'asi¬lo all'ospizio, alzano la mano, prendono la parola, offrono la propria candidatura. Alcuni realizzano i propri obiettivi; altri segnano solo perché gli lascia¬mo tirare i rigori. Ma il centravanti in genere piace perché, mentre insegue la gloria, si prende le grane. Possiede la baldanza di Don Chisciotte, il lin¬guaggio di Tex Willer, la bullaggine disneyana del Re Leone. Le squadre, le famiglie e le nazioni, spesso, finiscono per dipendere da lui.

Sul numero 10 esiste tanta letteratura che verrebbe voglia di non soffermarsi su di lui (o lei). Chi in¬dossa, nella vita, la maglia di Rivera e Maradona? Spesso si tratta di personaggi insoddisfatti: gente che ha accettato il ruolo di leader senza averlo cer¬cato. Altre volte, il numero io è un'ala destra senza alternative: o cambiava maglia, oppure la squadra andava a ramengo. Tra tutti, questi sono i migliori. Non calciano le punizioni, non fanno i divi: metto-no la fascia di capitano e si presentano per primi ogni mattina (in azienda, in ufficio, in ospedale).
Ma ci sono anche numeri 10 che pensano d'essere unici, e ci costringono a correre per loro. In un reparto d'ospedale, pensano più alle pubbliche rela¬zioni che alla clinica medica. In un giornale di provincia, spendono, spandono e spariscono (prima che l'editore faccia i conti). In un'azienda pubblica, passano come meteore, lasciandola in fondo alla classifica. In un ministero, annunciano dieci programmi rivoluzionari, ottengono cento articoli sui giornali: poi danno le dimissioni. In amore, il numero io si considera un gran seduttore. E talvolta lo è davvero. Ma solo perché lei è un incorreggibile terzino destro.

Siamo alle ali sinistre (numero 11), che hanno subito una mutazione. Un tempo quello era il ruolo dei geniacci come Mariolino Corso, che nelle gio¬nate estive giocava all'ombra delle tribune. Oggi le ali sinistre sono dei centrocampisti, e talvolta non sono neppure mancine. Nulla di male, naturalmente. Ma quando sulle spalle del collega ci sembra di intravedere il numero 11, non illudiamoci: potrebbe essere Bellucci. Bravo ragazzo, utile alla causa. Ma il genio, sul prato verde di un ufficio, è un'altra cosa.

Ecco, abbiamo finito. Rimarrebbero da descrivere i panchinari della vita. Ma ci manca il cuore.

Re: e tu nella vita che ruolo sei?

MessaggioInviato: 18 set 2007, 17:39
di paperina
molto carino...
penso che ognuno può dire cosa si sente, ma in realtà chi gli è più vicino può dire come si comporta davvero..

non so bene come definirmi... ci penso su ;-)

Re: e tu nella vita che ruolo sei?

MessaggioInviato: 19 set 2007, 09:46
di nemesys_72
bella storia...........

direi mediano o libero..

e conosco tanti di quei numeri 10, però di quelli che parla nel secondo paragrafo dedicato a sto numero..

Re: e tu nella vita che ruolo sei?

MessaggioInviato: 19 set 2007, 13:44
di yuzzu
mi sento un centrocampista centrale...anche perchè nella realtà gioco in quel ruolo!!!!