Quest'anno, 25° anniversario della tragica e dolorosa scomparsa del piccolo canadese, le commemorazioni erano ovviamente previste per maggio, ma già a marzo alcuni di noi hanno avuto un tuffo al cuore: un bolide rosso, costruito nella terra che da sempre è il fulcro dello sport del motore italiano, con il mitico numero 27 tornava a vincere su una pista. Già, perchè dopo la grande soddisfazione per la magnifica prestazione di Casey Stoner in Qatar, guardando quel 27 sul cupolino rosso della Ducati, i misteriosi percorsi della memoria mi avevano portato a Jarama 1981.
In quel mitico Gran Premio di Spagna, Gilles resisteva con la sua Ferrari Turbo ad un gruppo di quattro inseguitori scatenati; a Losail Casey teneva testa ad un Rossi indiavolato che provava il sorpasso ad ogni curva. Da quel giorno di marzo abbiamo imparato a rispettare, a conoscere meglio questo ragazzo australiano, nato a Kurri-Kurri un paese che sembrava già segnare il suo destino, e più il Golden Boy del motomondiale balzava agli onori delle cronache per le sue entusiasmanti imprese, più notavo una serie di analogie con il "Canadese Volante".
Come Stoner, supportato dalla famiglia, decise in giovanissima età di trasferirsi in Europa per impreziosire il suo talento ed intraprendere la carriera professionistica, tanto Gilles, dopo i successi in patria, capì che lo sbocco della sua carriera non poteva che essere la Formula 1, il cui centro nevralgico stava nel vecchio continente. Casey è giunto in Ducati per una serie di circostanze, l'impossibilità di ingaggiare Melandri ed il ritiro di Gibernau, mentre Villeneuve arrivò a Maranello a seguito delle bizze di Lauda verso il Drake, con quest'ultimo intenzionato a dimostrare che i suoi bolidi avrebbero vinto con qualunque pilota.
Tutto qui? Assolutamente no. L'australiano, dipinto come irascibile e di difficile gestione, ha saputo conquistare da subito il box Ducati, facendosi a sua volta conquistare dall'ambiente a misura d'uomo di Borgo Panigale.
Il canadese, che arrivava dal freddo Canada, seppur schivo e riservato, diventò ben presto il beniamino di tutto il reparto corse col suo volto da eterno bambino.
Casey, come detto acquisto inaspettato del mercato piloti, ha presto fatto breccia nei cuori del popolo ducatista, nonostante il mostro sacro Capirossi, grazie alle sue vittorie ed anche alla sua guida spettacolare, quasi al limite della fisica. Gilles divenne ben presto "l'Aviatore", grazie alle manovre spettacolari, ed anche a qualche incidente, che spesso lo vedevano protagonista, ma proprio questa sua generosità e la sua guida oltre il limite, ne fecero ben presto il pilota più amato dai tifosi della Rossa, nonostante la pesante eredità del ricordo di Niki Lauda.
Ma i punti di contatto tra questi due grandi piloti non si limitano alla vita agonistica, anche in quella privata troviamo diverse cose in comune. Stoner, per raggiungere il suo equilibrio interiore, ha sentito l'esigenza di sposarsi presto, a soli 21 anni, con la sua amata Adriana. L'averla sempre al suo fianco lo tranquillizza e lo rende sereno, non chiede di più, lontani dalla mondanità, ma anche dal casino del paddock, si ritirano presto nel loro motorhome.
Anche Villeneuve trovava la serenità in famiglia, girava l'Europa col suo vecchio, anche un po' sgangherato, camper, che faceva stizzire Ecclestone, che già cercava di impostare il paddock verso l'odierna sfarzosità. Quando non era in pista o col team, il canadese amava stare lì con la moglie Joanna ed i figli Melanie e Jacques.
Forse anche queste analogie mi hanno portato, durante questa stagione, a simpatizzare per Casey, forse proprio quel 27, insieme alle doti di guida già mostrate al suo debutto, me lo avevano reso simpatico già nella 125.
Non ho la pretesa che qualcuno in Ducati legga quest'articolo, ma se mai succederà, magari lo leggerà proprio uno che un quarto di secolo fa ha avuto la febbre Villeneuve; chissà forse lo stesso Suppo la ha avuta. Sarebbe bello che ora, a trionfo acquisito, nell'ultima gara, sulla Ducati Desmosedici GP7, ci fosse spazio, in quel 27, per una piccola foglia d'acero, così che la vittoria mondiale di Stoner diventi un po' anche quella di Gilles, quel titolo mondiale che in quel maledetto 1982 non riuscì regalare ai suoi tifosi.
fonte racingworld.it