Il tecnico, l'Inter e il 5 maggio. In un'intervista, l'allenatore si divide tra passato e futuro. "Quando è uscita la verità sono stato male". E sul Parma: "Salvi con quattro vittorie e poi pronti per un grande futuro"
COLLECCHIO (Parma), 23 aprile 2008 - L’hombre è vertical come sempre, tutto d’un pezzo, onesto nell’ammissione delle responsabilità, però stavolta provato dalla tensione e dall’ansia. Sta partendo per il ritiro di Roma: ha deciso di portare i giocatori per sei giorni lontano dai problemi. Hector Cuper parla del presente e del passato, aggiungendo a ogni frase che il suo obiettivo “è costruire un grande futuro con il Parma. Perché se ci salviamo, e noi ci salviamo, io resto qui e cominciamo il progetto di cui abbiamo discusso con il presidente Ghirardi”.
Quante possibilità di salvezza ci sono per il Parma?
“Il 100 per cento. Siamo quart’ultimi, se le vinciamo tutte non dobbiamo dipendere da nessuno. Questo fatto ci deve dare morale”.
Quando è venuto a Parma s’immaginava una sfida tanto dura?
“Io sono venuto perché il Parma, nel mondo, è una grande squadra. E tornerà ad esserlo. Le difficoltà ci sono, sono evidenti. Ma ce la caveremo”.
Teme di compromettere la sua immagine?
“No. La salvezza del Parma vale quanto uno scudetto. Il mio scudetto, quello che non ho vinto con l’Inter”.
Già, quello scudetto, il 5 maggio 2002: parliamone.
“Si sa tutto, ormai. Lo scandalo del calcio ha chiarito ogni cosa e quando sono uscite le prime verità sono stato malissimo. Dire amareggiato è poco, molto poco”.
C’è un episodio poco limpido che ricorda?
“Ho ripassato tutto il campionato nella mia mente. Vi dico un solo fatto. Giochiamo contro il Chievo, c’è un rigore netto su Ronaldo, l’arbitro è a tre metri e finge di non vedere. Dopo ho capito perché”.
Ma gli arbitri sbagliano ancora, il suo presidente si è lamentato per la direzione contro il Napoli.
“Sbagliano, è vero. Però non crediamo nel complotto, sennò non potrei andare in campo tutti i giorni ad allenare. Contro il Napoli, secondo me, l’arbitro ha sbagliato due volte: non c’era il fallo da rigore su Mariga e non c’era quindi l’espulsione. E poi dico: se assegni un rigore un po’ dubbio,
Arbitri a parte, comunque, il Parma gioca male. Malissimo.
“Concordo. Sono molto arrabbiato perché non esprimiamo un buon calcio. Il fatto è che manchiamo di personalità. Facciamo bene per 30 minuti e poi ci sciogliamo”.
Perché questo atteggiamento?
“Troppa tensione, i giocatori non sono sereni. Contro il Napoli hanno perso la testa e anch’io sono responsabile di questa situazione. Il ritiro ci servirà a sbollire gli animi e a conoscerci meglio. Dirò loro: il calcio è uno sport, non facciamo un dramma per una sconfitta”.
Il calendario lo conosce: all’ultima giornata il Parma riceve l’Inter. Strani incroci.
“Loro verranno qui con lo scudetto già conquistato. E se lo sono meritato. E noi avremo bisogno di punti. Per noi sarà una battaglia, per loro no”.
Le dà ancora fastidio essere considerato il grande nemico di Ronaldo?
“Ho pagato per questo, è fuori discussione. Ma io non sono stato il grande nemico di Ronaldo. L’ho aiutato dopo l’infortunio, l’ho fatto giocare. Poi, dopo il Mondiale, lui ha parlato male di me e sappiamo tutti il motivo”.
Quale sarebbe?
“Lui voleva andarsene dall’Inter, voleva il Real Madrid, e aveva bisogno di trovare un capro espiatorio. Non poteva prendersela con il presidente Moratti o con i tifosi, e se l’è presa con me”.
Tutto dimenticato?
“Ora alleno il Parma, auguro a Ronaldo di tornare a giocare e lavoro per regalarmi lo scudetto. Che è la salvezza di questa squadra”.