di nemesys_72 il 27 mag 2009, 09:55
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Ha lasciato che passassero un paio di giorni. Per farsi scivolare via di dosso la rabbia e ripensarci un po' su. Poi ha parlato, senza freni, con crudezza. Paolo Maldini "attacca" il Milan e questo, dopo 24 anni d'amore, ha dell'incredibile: "Pur essendo passate più di 48 ore da quell'episodio - ha detto - la società non ha ancora preso posizione. Dal presidente in giù nessuno ha avuto una parola di solidarietà verso di me. Sono deluso".
Parola come macigni per provare a strapparsi dallo stomaco tutte le brutte sensazioni provate in quello che doveva essere il giorno della sua festa ed è diventato l'attimo della rottura. Con tutti, indistintamente. Prima con la Curva con cui - spiega Maldini a Corriere della Sera e Gazzetta - "in tutti questi anni ci sono stati soltanto due motivi di frizione". Quindi con il suo Milan, "che avrebbe anche potuto dissociarsi e invece non l'ha fatto". Nessun responsabilie preciso, ma nemmeno un "libera tutti ecumenico". Già, ma chi ha più colpe? Berlusconi o Galliani? Maldini, in pratica, non risponde: "Il presidente l'ho visto un minuto... - continua -. Galliani gira con la scorta... Bastava un dirigente qualsiasi".
Bastava, magari, Leonardo. Perché nel giorno degli equivoci c'è da chiarire anche l'equivoco-Leonardo: "Hanno scritto che abbiamo litigato, ma è ridicolo. Lui mi ha detto in un orecchio di lasciare perdere e io gli ho risposto che non ci pensavo nemmeno, che un uomo deve essere uomo fino in fondo. Quando ci è stato riferito che secondo alcuni avremmo litigato, ci siamo messi a ridere". Capitolo chiuso, almeno questo, per sempre.
Per sempre, come per sempre rimarrà aperta la ferita per la contestazione della Curva: "Io ho sbagliato, ho offeso i contestatori conun gesto istintivo e tante parolacce. Me ne assumo la responsabilità. Però l'ho fatto per reagire contro una cosa organizzata, preparata e pensata senza che io potessi rispondere". E ancora: "Molti calciatori si avvicinano alla Curva per sentirsi più protetti, perché così ti fanno i cori a favore e gli striscioni. Ma sa qual è stata la persona che ha rafforzato le mie convinzioni? Franco Baresi. Mi ripeteva: fai tutto in campo, non cercare aiuti esterni. Mi ha insegnato a camminare a schiena dritta".
Schiena dritta e testa alta, come nel giorno dello scontro che i tifosi non gli hanno mai perdonato: "Hanno detto che gli ho dato dei pezzenti, ma una parola del genere non appartiene al mio vocabolario. Nel 2005, di ritorno dalla finale di Istanbul, all'aeroporto mi si avvicina uno di vent'anni e mi dice: ci dovete chiedere scusa. Cosa? Io gioco da vent'anni e devo chiedere scusa a un ragazzino dopo una finale persa, ma dominata sul piano dello spettacolo? Ma siamo matti?". Matti, certo. Completamente matti. Perché solo una follia poteva mandare in frantumi un amore folle.
27 maggio 2009
Mors Omnia Aequat