Goldrake: un robot che cambiò l'italia
Inviato: 14 apr 2007, 13:43
Tutto nasce dal traffico di Tokyo. Bloccato nel mezzo di un ingorgo, Go Nagai, già reduce dal successo di Devilman, immagina che dalla propria auto possano uscire gambe e braccia per scavalcare gli altri veicoli. Sogna, insomma, un robot gigante guidato internamente da un pilota. E lo disegna.
È Majinga Zetto (Mazinga Z), un dio-demonio (il termine deriva dall'unione di "Ma", demonio in giapponese, e "Jin", vale a dire Dio) composto di Super Lega Z, le cui azioni, buone o cattive, dipendono dalla volontà di chi lo guida: il capostipite di ogni robottone. A cominciare da Gureto Majinga (il Grande Mazinga) e Ufo Robot Grendizer (Atlas Ufo Robot), protagonisti della cosiddetta Mazinsaga, una trilogia caratterizzata dalla presenza ricorrente di Koji Kabuto (da noi chiamato Ryo Kabuto in Mazinga Z, Koji Kabuto nel Grande Mazinga e Alcor in Goldrake). Senza dimenticare, per limitarsi alle sole creature nagaiane, Getter Robot e Jeeg Robot d'Acciaio.
Ma l'anime destinato a cambiare, almeno in Italia, Francia e Quebec, la storia del costume e a imporsi nell'immaginario collettivo è Ufo Robot Grendizer. Un mito per un'intera generazione, cresciuta a lame rotanti, doppio maglio perforante e alabarda spaziale, che adesso ha l'occasione di fare un fantastico tuffo nel passato grazie a un documentato saggio di Alessandro Montasi (Ufo Robot Goldrake. Storia di un eroe nell'Italia degli Anni Ottanta, Coniglio Editore, pp. 214, euro 14,5), capace di rispondere a mille curiosità. Dalla genesi e dal significato dei nomi (Perché Goldrake? Perché Atlas?) agli autori delle indimenticabili sigle (fino all'ultima cover di Alessio Caratura).
Un violento orrore da non trasmettere
A importare in Europa nel 1978 il mega robot, alto 30 metri e di tecnologia aliena, è il produttore francese Jacques Canestrier, che lo propone a Jacqueline Joubert, responsabile dei programmi per ragazzi di Antenne 2. La sciagurata inorridisce, lo giudica «un orrore», un cartone mediocre e troppo violento," fino ad azzardare: «Finché vivrò non lo trasmetterò mai». Inoltre, la sigla "Le prince de l'espace" viene percepita come troppo patriottica e razzista. Per fortuna interviene d'autorità il direttore amministrativo della rete, Maurice Ulrich, che dà il via libera per il mese, televisivamente poco appetibile, di luglio.
Intanto, vengono cambiati tutti i nomi dei protagonisti, dei mostri e dei luoghi dell'anime. A cominciare da Grendizer, trasformato in Goldorak (sorta di crasi tra Goldffnger e Mandrake). Sulla base della mitologia, Daisuke Union, nome terrestre dì Duke Fleed, diventa Arcturus (dalla stella rossa della costellazione del Pastore) per accentuare l'idea di un Messia sceso dal cielo per proteggere l'umanità, e quindi Actarus. La Stella Vega, pianeta d'origine del popolo dominato da Re Vega, diviene Stykadès (rimando al fiume Stige); Gandal, il comandante supremo delle forze vegane, è Minos (Minosse) come il re cretese; la strega che fuoriesce dal suo volto e rimanda al Minotauro, è Minas. E così via... Il giochino funziona al di là di ogni più rosea aspettativa. In Italia, dove la Rai ha bruciato sul tempo Antenne 2 grazie alla lungimiranza di Nicoletta Artom, iniziando a trasmettere Atlas Ufo Robot la sera del 4 aprile 1978, e Oltralpe, dove arriva a ottenere uno share del 100%. Con un imponente passa-parola tra i banchi di scuola scoppiano la Goldrake-mania e "La folie Goldorak" (titolo di un celebre articolo di Guy Lacorce), a colpi di figurine, poster, dischi, riviste, caramelle, puzzle, maschere, quaderni, diari ecc. Qualsiasi cosa con il marchio Ufo Robot va a ruba. "Paris Match" e "Tv Sorrisi e Canzoni" lo mettono in copertina e ne certificano il successo inarrestabile. Una vera rivoluzione, invano combattuta da sociologi, psicologi, giornalisti e genitori troppo apprensivi.
Da Topolino & C alle lame rotanti
Del resto, Goldrake sarà stato anche giudicato rozzo e superficiale da alcuni addetti ai lavori, ma certo un cartone così non si era mai visto. La distanza da Carosello, Topolino, Bugs Bunny, Silvestro, Flinstones, Scoo-by-Doo, le serie animate allora più in voga, aventi l'unico scopo di far divertire gli spettatori, è davvero galattica. In Goldrake, che ha un preciso inizio (episodio 1) e una determinata fine (episodio 74), e mischia abilmente temi fantascientifici e western con il filone nipponico del kaiju eiga (film di mostri), non ci sono solo combattimenti ripetitivi, ma mille snodi narrativi, persino romantici, una colonna sonora da sballo, e un doppiaggio italiano , rimasto, a dispetto di I varie pecche dovute alla fretta, insuperato. La personalità dei personaggi, in continua evoluzione nello scorrere delle puntate, è curatissima. Questi, buoni o cattivi che siano, protagonisti o destinati ad apparire un'unica volta, non sono più semplici "figurine animate" ma vere e proprie "persone", che come tali amano, soffrono (Hydargos addirittura annega nell'alcol la sua frustrazione!), gioiscono, vengono torturate, sanguinano se ferite, e infine muoiono. Per strappare risate c'è Rigel, il proprietario della fattoria Betulla Bianca dove vive Actarus, deciso a fare amicizia con gli Spaziali e coinvolto in risse con il fannullone Banta. Il resto è serio, molto serio. Come la rievocazione della tragedia di Hiroshima e Nagasaki attraverso la distruzione della Stella Fleed e la ferita al braccio destro di Actarus, la propaganda ecologista e persino pacifista.
A differenza dei soliti supereroi alla Superman, Actarus/Goldrake non è invincibile (per sconfiggere gli invasori ha bisogno di aiuto, anche delle fanciulle Venusia e Maria Grazia Fleed, che combattono come i maschi) e non riesce a mantenere segreta la propria identità. Inoltre, non si limita a catturare il nemico o a renderlo inoffensivo: lo uccide volontariamente. Anche perché Hydargos, Zuril, Gandal e Vega, accecati dall'odio, non meritano altro, sono di fatto
irredimibili.
I Soloni scatenati e gli anni delle P38
E quindi apriti cielo! I benpensanti, Repubblica e Manifesto in primis, preoccupati della popolarità di Mazinga, che in un sondaggio supera il classico Pinocchio, e soci, si scatenano. Fioccano dibattiti, accuse, esposti e interpellanze. Circola persino una leggenda che vuole i cartoni giapponesi «fatti da un robot», da un potente «calcolatore elettronico» allo scopo di rendere teledipendenti i bambini occidentali. In difesa delle serie robotiche si schierano pochi, tra cui Oreste del Buono, Gianni Rodari, Marco Ferreri e Bruno Bozzetto, ma inascoltati illuminati. Mentre nelle strade del Bel-paese si spara, mentre il piombo delle P38 caratterizza la fine degli anni Settanta, per l'opinione pubblica, in gran parte quella stessa delle «sedicenti Br», il problema dell'Italia si chiama Goldrake, balia di una generazione nutrita di violenza. Roba da andare a nascondersi per sempre. Urge revisionismo. E anche qualche mea culpa dei vari Soloni sarebbe gradito, grazie.
fonte: libero 14 Aprile 07
È Majinga Zetto (Mazinga Z), un dio-demonio (il termine deriva dall'unione di "Ma", demonio in giapponese, e "Jin", vale a dire Dio) composto di Super Lega Z, le cui azioni, buone o cattive, dipendono dalla volontà di chi lo guida: il capostipite di ogni robottone. A cominciare da Gureto Majinga (il Grande Mazinga) e Ufo Robot Grendizer (Atlas Ufo Robot), protagonisti della cosiddetta Mazinsaga, una trilogia caratterizzata dalla presenza ricorrente di Koji Kabuto (da noi chiamato Ryo Kabuto in Mazinga Z, Koji Kabuto nel Grande Mazinga e Alcor in Goldrake). Senza dimenticare, per limitarsi alle sole creature nagaiane, Getter Robot e Jeeg Robot d'Acciaio.
Ma l'anime destinato a cambiare, almeno in Italia, Francia e Quebec, la storia del costume e a imporsi nell'immaginario collettivo è Ufo Robot Grendizer. Un mito per un'intera generazione, cresciuta a lame rotanti, doppio maglio perforante e alabarda spaziale, che adesso ha l'occasione di fare un fantastico tuffo nel passato grazie a un documentato saggio di Alessandro Montasi (Ufo Robot Goldrake. Storia di un eroe nell'Italia degli Anni Ottanta, Coniglio Editore, pp. 214, euro 14,5), capace di rispondere a mille curiosità. Dalla genesi e dal significato dei nomi (Perché Goldrake? Perché Atlas?) agli autori delle indimenticabili sigle (fino all'ultima cover di Alessio Caratura).
Un violento orrore da non trasmettere
A importare in Europa nel 1978 il mega robot, alto 30 metri e di tecnologia aliena, è il produttore francese Jacques Canestrier, che lo propone a Jacqueline Joubert, responsabile dei programmi per ragazzi di Antenne 2. La sciagurata inorridisce, lo giudica «un orrore», un cartone mediocre e troppo violento," fino ad azzardare: «Finché vivrò non lo trasmetterò mai». Inoltre, la sigla "Le prince de l'espace" viene percepita come troppo patriottica e razzista. Per fortuna interviene d'autorità il direttore amministrativo della rete, Maurice Ulrich, che dà il via libera per il mese, televisivamente poco appetibile, di luglio.
Intanto, vengono cambiati tutti i nomi dei protagonisti, dei mostri e dei luoghi dell'anime. A cominciare da Grendizer, trasformato in Goldorak (sorta di crasi tra Goldffnger e Mandrake). Sulla base della mitologia, Daisuke Union, nome terrestre dì Duke Fleed, diventa Arcturus (dalla stella rossa della costellazione del Pastore) per accentuare l'idea di un Messia sceso dal cielo per proteggere l'umanità, e quindi Actarus. La Stella Vega, pianeta d'origine del popolo dominato da Re Vega, diviene Stykadès (rimando al fiume Stige); Gandal, il comandante supremo delle forze vegane, è Minos (Minosse) come il re cretese; la strega che fuoriesce dal suo volto e rimanda al Minotauro, è Minas. E così via... Il giochino funziona al di là di ogni più rosea aspettativa. In Italia, dove la Rai ha bruciato sul tempo Antenne 2 grazie alla lungimiranza di Nicoletta Artom, iniziando a trasmettere Atlas Ufo Robot la sera del 4 aprile 1978, e Oltralpe, dove arriva a ottenere uno share del 100%. Con un imponente passa-parola tra i banchi di scuola scoppiano la Goldrake-mania e "La folie Goldorak" (titolo di un celebre articolo di Guy Lacorce), a colpi di figurine, poster, dischi, riviste, caramelle, puzzle, maschere, quaderni, diari ecc. Qualsiasi cosa con il marchio Ufo Robot va a ruba. "Paris Match" e "Tv Sorrisi e Canzoni" lo mettono in copertina e ne certificano il successo inarrestabile. Una vera rivoluzione, invano combattuta da sociologi, psicologi, giornalisti e genitori troppo apprensivi.
Da Topolino & C alle lame rotanti
Del resto, Goldrake sarà stato anche giudicato rozzo e superficiale da alcuni addetti ai lavori, ma certo un cartone così non si era mai visto. La distanza da Carosello, Topolino, Bugs Bunny, Silvestro, Flinstones, Scoo-by-Doo, le serie animate allora più in voga, aventi l'unico scopo di far divertire gli spettatori, è davvero galattica. In Goldrake, che ha un preciso inizio (episodio 1) e una determinata fine (episodio 74), e mischia abilmente temi fantascientifici e western con il filone nipponico del kaiju eiga (film di mostri), non ci sono solo combattimenti ripetitivi, ma mille snodi narrativi, persino romantici, una colonna sonora da sballo, e un doppiaggio italiano , rimasto, a dispetto di I varie pecche dovute alla fretta, insuperato. La personalità dei personaggi, in continua evoluzione nello scorrere delle puntate, è curatissima. Questi, buoni o cattivi che siano, protagonisti o destinati ad apparire un'unica volta, non sono più semplici "figurine animate" ma vere e proprie "persone", che come tali amano, soffrono (Hydargos addirittura annega nell'alcol la sua frustrazione!), gioiscono, vengono torturate, sanguinano se ferite, e infine muoiono. Per strappare risate c'è Rigel, il proprietario della fattoria Betulla Bianca dove vive Actarus, deciso a fare amicizia con gli Spaziali e coinvolto in risse con il fannullone Banta. Il resto è serio, molto serio. Come la rievocazione della tragedia di Hiroshima e Nagasaki attraverso la distruzione della Stella Fleed e la ferita al braccio destro di Actarus, la propaganda ecologista e persino pacifista.
A differenza dei soliti supereroi alla Superman, Actarus/Goldrake non è invincibile (per sconfiggere gli invasori ha bisogno di aiuto, anche delle fanciulle Venusia e Maria Grazia Fleed, che combattono come i maschi) e non riesce a mantenere segreta la propria identità. Inoltre, non si limita a catturare il nemico o a renderlo inoffensivo: lo uccide volontariamente. Anche perché Hydargos, Zuril, Gandal e Vega, accecati dall'odio, non meritano altro, sono di fatto
irredimibili.
I Soloni scatenati e gli anni delle P38
E quindi apriti cielo! I benpensanti, Repubblica e Manifesto in primis, preoccupati della popolarità di Mazinga, che in un sondaggio supera il classico Pinocchio, e soci, si scatenano. Fioccano dibattiti, accuse, esposti e interpellanze. Circola persino una leggenda che vuole i cartoni giapponesi «fatti da un robot», da un potente «calcolatore elettronico» allo scopo di rendere teledipendenti i bambini occidentali. In difesa delle serie robotiche si schierano pochi, tra cui Oreste del Buono, Gianni Rodari, Marco Ferreri e Bruno Bozzetto, ma inascoltati illuminati. Mentre nelle strade del Bel-paese si spara, mentre il piombo delle P38 caratterizza la fine degli anni Settanta, per l'opinione pubblica, in gran parte quella stessa delle «sedicenti Br», il problema dell'Italia si chiama Goldrake, balia di una generazione nutrita di violenza. Roba da andare a nascondersi per sempre. Urge revisionismo. E anche qualche mea culpa dei vari Soloni sarebbe gradito, grazie.
fonte: libero 14 Aprile 07