Da giorni siamo sommersi dai commenti sulla conferenza fiume di Silvio Berlusconi a Milanello nel giorno del raduno dei rossoneri. Ogni passaggio, ogni frase, ogni parola, è stata sezionata, passata al microscopio, processata, giudicata. Già questo è indicativo: gli sbarchi verbali del presidente del Milan una volta somigliavano a quello della squadra con gli elicotteri all'Arena di Milano. I suoi interventi calcistici prestavano il fianco soltanto alle prese in giro dei tifosi avversari, i quali dovevano poi prendere atto e ingoiare i rospi. Parlava, Berlusconi, di una squadra da portare ai vertici dell’Italia, dell’Europa, del mondo. Parlava di stadi tutti coperti e con i posti tutti numerati, di tecnologie per aiutare gli arbitri, di rose allargate e panchine lunghe. Mantenne, e rimantenne, e rimantenne, ogni promessa.
Oggi nei suoi discorsi non c’è più alcun proclama, nessun messaggio di amore e di entusiasmo, nessuna promessa di amore eterno, amore di famiglia. Anzi, il contrario. Stavolta Silvio Berlusconi presidente del Milan dice esplicitamente: “Se trovo qualcuno che mette la fresca, tanta come ne ho messa io, vendo”. Potrebbe anche voler dire: “Non c’è nessuno che può mettere nel Milan tanti soldi quanti ne ho messi io”, quindi che non vende affatto. Per mancanza di acquirenti, comunque, non più per amore.
Non più uno sbarco verbale come quello degli elicotteri all’Arena, ma uno sbraco. Che zittisce, oscura il nuovo allenatore costretto a raccontarsi con un giorno di ritardo. Una gaffe di comunicazione. Con lui, con Massimiliano Allegri, nessuno scambio (più o meno) cordiale di battute: solo qualche “avvertimento” (più o meno) esplicito, della serie “guarda che fine ha fatto Leonardo che non la pensava come me”. Ultima gaffe di comunicazione con i tifosi: non risulta che ne contestino l’assenza da San Siro (“richiesta dalle mie guardie del corpo”), ma l’assenza di attenzione, di concentrazione, di programmi in via Turati e a Milanello. Amen. I “non detti” di Berlusconi sono stati, se possibile, più assordanti dei “detti”.
Del resto nessun collega presente alla conferenza-fiume (ribattezzato monologo, comizio, assolo ecc.) gli ha chiesto se sia vero che negli ultimi 4 anni sono stati stracciati, già sottoscritti e firmati, contratti da e con Juve (Ibrahimovic, Z ambrotta, Buffon), Wolsfburg (Dzeko), Porto (Cissoko). Il che sarebbe stata la conferma che non c’è affatto una strategia del risparmio – condivisa tra chi i soldi li mette e chi invece li gestisce –, ma ci sono semplicemente uno che, in via Turati, continua a credere che il Milan di Berlusconi sia quello di sempre e un altro, ad Arcore, che invece s’è stufato dell’andazzo.
Quindi, ma nessuno glielo ha chiesto, non è vero che esiste una oculata lungimiranza per attenersi alle norme di fair-play di Platini (il quale, sia chiaro, non dice che esisteranno tetti di spesa, ma dovranno esistere proporzioni tra fatturato e investimenti sul mercato), esiste solo la chiusura dei rubinetti a prescindere.
Del resto nessun collega presente ha chiesto se quel “colpo di mercato” strappato a mezza bocca in maggio arriverà o no, a prescindere dal destino di Huntelaar. E in quale ruolo. E a quanti soldi, quale budget.
Del resto nessun collega presente ha chiesto se è vero che Piersilvio e Marina non vogliono più che papà spenda e spanda per il Milan. (Che non è vero. I figli sono furibondi per gli sprechi, non per gli investimenti).
Del resto nessun collega presente ha chiesto cosa accadrà nel 2011, quando arriveranno sotto allo striscione dell’ultimo chilometro una dozzina di reduci.
Del resto nessun collega presente ha chiesto se Berlusconi non fosse stupito, come lo siamo noi, della dolcezza degli Ultras nei suoi confronti. Ultras molto evoluti, evidentemente. Del resto nessuno ha nemmeno sottolineato al presidente come gli abbonamenti siano a picco e quanto invece sia delusa, frustrata, la stragrande maggioranza dei tifosi. Che non sono affatto evoluti, non come intende qualcuno almeno.
Del resto nessun collega presente ha chiesto se non si poteva mettersi a tavolino nel 2006, dopo Calciopoli, per programmare un altro Milan, un’altra strategia, cambiare il tiro degli obiettivi, preparare i tifosi alle vacche magre. Anche perché poi quel 2007 dei miracoli che senso avrebbe avuto?
Del resto nessun collega presente ha chiesto se saranno organizzati caroselli e festeggiamenti in caso di raggiungimento del pareggio di bilancio e del mantenimento del ranking, obiettivi dichiarati anche sul piano sportivo: dei vocaboli scudetto, Champions, vittorie, derby, nessuno ha chiesto, infatti. E nessuno ha risposto, infatti.
di L.Serafini