MANCA IL GIP CHE E' STATO TRASFERITO, L'INDAGATO BASSOLINO RISCHIA LA PRESCRIZIONE
L'altro giorno il sangue di San Gennaro si è liquefatto, mirarlo compiuto. Popolo in festa, canti e lodi al patrono, com'è giusto che sia. A non molta distanza dalla cattedrale, però, un altro prodigio viene adombrato, sfiorato con accenti e toni tutt'altro che religiosi. Anzi. Dopo almeno un decennio di stravagante letargo e proprio ora che sembrava che qualcuno volesse vederci chiaro in uno dei più grandi scandali che la repubblica ricordi, l'affaire monnezza, il processo a carico del governatore Bassolino sta per diventare protagonista di un altro miracolo, quello dell'evaporazione".
PRESCRIZIONE
Si chiama prescrizione il nemico della verità (?) stavolta, e a lanciare l'allarme non è il fronte politico avversario, né conati locali di Beppe Grillo, né tantomeno portatori delle solite polpette avvelenate. No, ad esserne preoccupato è addirittura il procurato -re capo di Napoli, Giovandomenico Lepore che circa 72 ore fa ha convocato i giornalisti per dire che «a guadagnarci, in questo processo a carico di Bassolino ed altri 27 imputati, è la prescrizione; l'unica cosa che si muove è il tempo, bisogna assolutamente nominare il nuovo gip».
Il leader dei pm napoletani, accompagnato dal responsabile del pool ambientale Camillo Trapuzzano, si riferiva al trasferimento di Alberto Vecchione, magistrato detentore del fascicolo a carico di don Antonio da Afragola, la toga cioè che avrebbe dovuto fissare l'udienza preliminare e decidere sulla richiesta di rinvio a giudizio del governatore depositata lo scorso 30 luglio dai pm Giuseppe Noviello e Paolo Sirleo.
Vecchione da qualche settimana è stato trasferito alla DC sezione penale ma da allora il suo posto è rimasto vacante. E, nonostante la legge stabilisca il termine di 5 giorni per la sostituzione, il capo dell'ufficio gip di Napoli, Renato Vuosi, non ha ancora deciso chi debba ereditarne oneri ed onori. Ergo, pure il fascicolo "Antonio Bassolino + 27". L'udienza preliminare, cioè l'impalcatura del processo, non ha ancora una data, il tempo scorre e tenuto conto di come funzionano certi meccanismi, le calende greche da tradizionale proverbio assumono ora dopo ora le sembianze della realtà.
Possibile? Eppure gli atti erano istruiti, depositati sulla scrivania del gip, si trattava di fissare una semplice data, non chissà cosa. Quel che è possibile nei meandri giudiziari italiani a Napoli diventa più "possibile" che altrove, se si considera che le ferie dei magistrati sono più sacre del sangue di San Gennaro.
Infatti Vecchione si è subito precipitato a dichiarare che «... il cambio di ruolo è assolutamente normale e poi la richiesta dei pm l'ho avuta durante le ferie, pertanto non ho potuto prenderne visione..». «Balle» - gli ha fatto eco Trapuzzano - «è un falso problema, bisognava solo stabilire una data. Così i tempi si allungano e la prescrizione è in agguato». «Siamo seriamente preoccupati»-concludono all'unisono i procuratori.
Infatti la richiesta è giunta sul tavolo di Vecchione addirittura il primo agosto: ma a fine settembre la sedia di chi deve decidere quando avviare una volta per tutte «la pratica munnezza» è ancora in desolante solitudine. In queste ore, forse, si deciderà il nome dopo la piccola tempesta mediatica: sono otto i probabili concorrenti, tra cui Giustina Caputo ed Aldo Policastro.
LA PROCURA SI SPACCA
È del tutto evidente che nella Procura si è aperta una ferita tra uffici, reparti e magistrati: al centro di tutto, la valutazione sotto il profilo penale di presunte truffe, appropriazioni indebite, turbative d'asta etc.
Bisogna decidere sulle richieste di Impregilo (la società affldataria dei mega appalti per l'impiantistica della trasformazione dei rifiuti che ha già annunciato ricorso in Cassazione per il dissequestro di 750 milioni di euro); prendere una decisione su quelle della difesa, su quelle degli istituti di credito che domandano se debbano o meno bloccare i conti correnti ancora aperti; c'è da avvisare le parti e tra queste ben 549 comuni campani. Mica uno scherzo. Ma se non si sa neppure chi dovrà firmare i quintali di atti giudiziari, come si fa?
Seppur con rituale ritardo, il miliardo e mezzo di euro (3mila miliardi di lire) di danaro pubblico sborsato per continuare a tenere immondizia fin dentro casa e far giocare a carte migliaia di operai col doppio "lavoro", sembrava stesse ottenendo giustizia: eccolo, allora, il miracolo, altro che san Gennaro. Si tratta solo di individuarne il beneficiario
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