ROMA(aise) - Rischia la condanna a morte per essersi convertito al cristianesimo. Succede in Afghanistan dove Abdul Rahamn, rientrato nel Paese nel 2002 dopo aver vissuto prima in Pakistan e poi in Germania, ha ammesso in tribunale la sua conversione ed è dunque stato accusato di apostasia.
“Noi non siamo contro alcuna specifica religione nel mondo — avrebbe precisato il magistrato che lo ha accusato ma in Afghanistan questo genere di cose non sono ammesse. Sono contro la legge. Non si può andare contro l'Islam”.
La vicenda è stata appresa con “preoccupazione” dal Ministro degli Esteri Gianfranco Fini che, si legge in una nota della Farnesina, per “chiarire i contorni della vicenda, ha disposto la convocazione dell'Ambasciatore dell'Afghanistan a Roma e ha dato istruzioni all'Ambasciatore italiano a Kabul di compiere un analogo passo presso le Autorità afghane”.
“In tale contesto – prosegue la nota - la nostra Ambasciata a Kabul, nell'esercizio al posto dell'Austria delle funzioni di Presidenza europea, ha altresì convocato una riunione dei Capi Missione dell'Unione Europea”. Sempre su indicazioni di Fini, della questione è stato investito anche il Gruppo Esperti dell’UE sui diritti umani.
“Ove le notizie di stampa risultassero confermate –concludono dal Ministero degli Esteri - l'Italia si adopererà al più alto livello, anche portando la questione all'attenzione dei vertici dell'Unione Europea a Bruxelles, per impedire conseguenze incompatibili con la difesa dei diritti umani e delle libertà fondamentali”.