di Aragorn il 22 mar 2006, 02:38
Roma. Dopo una giornata di scontro tra i vertici confindustriali e lo staff di Berlusconi, la notizia: Diego Della Valle lascia il direttivo di viale dell’Astronomia. Un’iniziativa clamorosa era stata preannunciata ieri dal Corriere della sera. Puntualmente è giunta. Una scelta di Della Valle – dicono fonti informate – non è stato il presidente Luca Cordero di Montezemolo a chiedere all’imprenditore marchigiano un passo simile.
Dice Guidalberto Guidi, per quasi dieci anni al vertice di Confindustria nelle squadre di Giorgio Fossa e Antonio D’Amato, che c’è dell’enfasi nell’interpretazione dei fatti di Vicenza e quest’enfasi ha portato a toni duri. “Nel 2001 del convegno di Parma che precedeva le scorse politiche si disse che c’era stato il grande abbraccio tra Confindustria e centrodestra. Era semplicemente accaduto che Silvio Berlusconi avesse detto il vostro programma è il mio programma”. (Ed era accaduto anche – bisogna aggiungere – che contestualmente Francesco Rutelli aveva pensato di fare un colpo d’immagine facendo un intervento in lingua inglese). Prosegue Guidi: “Per spiegare le reazioni di questi giorni, bisogna considerare che la base confindustriale vive con malessere perché tra gli uomini che gravitano attorno al vertice dell’associazione, alcuni danno la sensazione di essere troppo vicini al centrosinistra. Mi stupisco che qualcuno si stupisca che la base confindustriale composta per il 90 per cento di imprenditori piccoli e medi sia di centrodestra”.
Il problema confindustriale è un classico paradosso della rappresentanza: gruppi dirigenti più a sinistra della base. E’ su questo paradosso che Berlusconi ha svolto la prima vera incursione di una campagna elettorale che era stata finora piuttosto noiosa. I flash di agenzia che ieri si sono susseguiti fino al “Della Valle lascia il direttivo” – a più di 48 ore dall’intervento di Vicenza – sembravano il resoconto di una giornata campale. Toni duri e spesso grotteschi. Il leader della Dc, Gianfranco Rotondi, dice: “Il guaio è che l’Italia sconta l’invidia degli aspiranti Berlusconi. Ciriaco De Mita e Clemente Mastella hanno convinto l’uno Calisto Tanzi, l’altro Della Valle di poter essere i nuovi Berlusconi. Io auguro a Della Valle di non fare la fine di Tanzi”. Mentre un editoriale del Campanile, organo dell’Udeur, si intitola “Dieci, cento, mille, Della Valle”. Secondo alcuni osservatori, un simile clima è la dimostrazione del successo tattico della sortita berlusconiana. Negli ambienti confindustriali meno coinvolti dall’emotività di questi mesi si ritiene che quella di sabato sia stata una specie di opa, lanciata sulla prossima legislatura e sulla Confindustria. La vittoria elettorale sarebbe decisiva per determinare i nuovi assetti: nel senso che stavolta in caso di successo il 9 aprile, il Cav. non potrebbe non intervenire contro i suoi avversari nell’associazione; ma in Confindustria nessuno pensa che i fatti di Vicenza possano avere conseguenze elettorali. Dice ancora Guidi: “L’Italia di base è un paese di centrodestra, dove però Berlusconi non può confidare in una cosa politicamente vaga come la riconoscenza, ma semmai nella percezione di una prospettiva fiscale più favorevole in caso di vittoria del centrodestra”.
Attenti alla prossima giunta, giovedì
Le conseguenze dell’attacco berlusconiano per il momento riguardano l’immediato dei protagonisti. Già prima dell’annuncio dell’uscita dal direttivo di Della Valle, tutto il gruppo di uomini vicini al presidente Luca di Montezemolo – i quali avevano scoraggiato Della Valle dal replicare a Berlusconi – stanno ragionando su una strategia che tenda a rendere più visibile l’isolamento nell’establishment del Cav. (il quale peraltro di questo isolamento ha sempre fatto un punto di forza). Il gruppo che guida Confindustria ripone una certa aspettativa nell’effetto quasi propagandistico della prossima riunione di giunta, giovedì: è previsto l’esordio di Francesco Gaetano Caltagirone. Dell’ingresso di Caltagirone si discute da tempo, un mese fa ha ricevuto l’invito formale, che doveva sancire una pacificazione dopo lo scontro per la Bnl, in cui lo straliquido imprenditore romano aveva fronteggiato Della Valle e Luigi Abete (quest’ultimo ci terrebbe a far sapere che i rapporti con l’editore del Messaggero sono ottimi). Caltagirone è soddisfatto di aver raggiunto una tregua con gli avversari della partita Bnl, ma farà attenzione a non caricare di un significato congiunturale l’ingresso in giunta. Per il gruppo dirigente la cooptazione potrebbe avere un senso tattico. Qualcuno ha notato il titolo dell’Espresso per spiegare la faccenda: “Luca chiama, Franco risponde”. Berlusconi però potrebbe trovare un suo tornaconto. Attaccando l’ex direttore del Messaggero Paolo Gambescia (candidato ds), il Cav. intendeva colpire il rapporto tra Casini e Caltagirone. Un equilibrio il Messaggero l’ha trovato tra i Ds e due delle tre punte della Cdl, equilibrio sgradito a Berlusconi.
«Non tutto quel ch'è oro brilla,
Né gli erranti sono perduti;
Il vecchio ch'è forte non s'aggrinza,
le radici profonde non gelano.
Dalle ceneri rinascerà un fuoco,
L'ombra sprigionerà una scintilla;
Nuova sarà la lama ora rotta,
E re quei ch'è senza corona.»