di Aragorn il 25 giu 2006, 16:00
MILANO — Il dilemma è: ha calcato la mano? Francesco Saverio Borrelli ha preso un granchio riguardo alla posizione del Milan? Aggravandola, magari con un po’ di diabolico piacere? Perché su una cosa sono tutti d’accordo: che siano giudici o artisti, i tifosi rossoneri sono accomunati da un senso di leggerezza, tutti convinti che il quadro accusatorio contro di loro ora sia debole, debolissimo.
Lo si capisce — sostengono — dalle decisioni del procuratore Stefano Palazzi che, deferendo Adriano Galliani solo per violazione dell’articolo 1 (che ordina lealtà sportiva) ha molto alleggerito la posizione dei rossoneri. E lo si deduce anche, per dirla con Enzo Jannacci, da questo semplice ragionamento: «Ma come? Noi rubavamo e loro (gli juventini) vincevano?». E poi: «Ha ragione Palazzi: noi siamo puliti. Poi Galliani è una brava persona». Eallora Borrelli che aveva parlato di «sistema Milan»? «Mi pare che l’accanimento di Borrelli sia indiscutibile, ma non gli è riuscito perché Palazzi gli ha dimostrato che almeno un indizio, se non una prova, serviva per parlare di sistema».
Chi l’ha detto? Piero Sansonetti, direttore di Liberazione, con l’aria di chi sa di averla sparata grossa. E non c’entra il gusto di buttarla in politica, perché quando si tratta di tifo saltano marcature e schieramenti. Continua Sansonetti: «C’era una squadra che rubava gli scudetti, la Juve, e una che se li faceva rubare, il Milan. Dunque? Noi siamo una vittima di Calciopoli, e siamo stati messi in mezzo da Borrelli». Strana cosa il calcio, eh? Così capita che quando invece ti aspetteresti parole di fuoco contro le toghe rosse arriva un giudizio che più pacato non si può. «Non ho motivo per avanzare sospetti sull’operato di Borrelli — spiega Emilio Fede —, sono abituato a rispettare la giustizia.
Se Palazzi ha alleggerito la posizione del Milan si vede che andava alleggerita. Ho solo una preoccupazione: che tutto quello che si fa sia dettato dalle regole della giustizia sportiva, che non si tenti di infilare altro in quest’inchiesta». Come per esempio il potere mediatico di Berlusconi, il suo impero economico e i suoi conflitti d’interesse. Come pensa che sia accaduto, ma non per colpa di Borrelli, il regista Maurizio Nichetti: «Ad accusare il Milan c’è solo una ridicola telefonata di Meani che si lamenta di un torto subito. Io credo che ci siano state amplificazioni giornalistiche: sono molti quelli contenti di colpire Galliani e Berlusconi. E credo che siano già riusciti a inserire il Milan tra gli indagati, cosa che forse non doveva capitare ».
Tutta un’altra la lettura dall’ex pm, ora senatore dell’Ulivo, Felice Casson: «Non ci sono colpe di Borrelli, quel che è successo è normale in un’inchiesta. Dalle mie parti si dice che siamo alla "tamisata": è l’operazione con cui si separa il grano buono da quello cattivo. Mi spiego: si parte sempre con un’ipotesi accusatoria ampia, poi quando si stringe su fatti e responsabilità specifiche si vede quel che rimane. In questo caso mi pare poco. Cosa mi aspetto? Qualche punto di penalizzazione, niente più». Altro che sistema Milan.
Per Bobo Craxi c’è «un sistema Borrelli che non funziona, ma questo si sapeva. Nello specifico penso che l’ex capo del pool sottintendesse l’influenza del presidente di Lega sulle designazioni, ma non pare provato. È vero che il Milan ha un sistema informativo e un potere economico che lo sorregge, ma questo non ha a che fare con i reati. La prova? Gli arbitri non ci hanno mai favorito».
Arianna Ravelli (corriere.it)
se anche il direttore di liberazione giornale dei comunisti parla di accanimento politico di borrelli forse che forse qualcosa che nn va c'è
«Non tutto quel ch'è oro brilla,
Né gli erranti sono perduti;
Il vecchio ch'è forte non s'aggrinza,
le radici profonde non gelano.
Dalle ceneri rinascerà un fuoco,
L'ombra sprigionerà una scintilla;
Nuova sarà la lama ora rotta,
E re quei ch'è senza corona.»