L’ Idomeneo re di Creta, di Woolfgang Amadeus Mozart, nella versione di Hans Neuenfelds, tolta dal cartellone della “Deutsche Oper” di Berlino per timore di proteste e manifestazioni di dissenso della comunità islamica; un rischio incalcolabile per la sicurezza, secondo le autorità di sicurezza.(Landesskriminalamt, l’antiterrorismo tedesco)
L’opera originale di Mozart (1871) non ha riferimenti all’islam. Il regista Neuenfelds, nel riadattamento presentato nel 2003, introduce una scena finale in cui Idomeneo estrae da un sacco insanguinato le teste mozzate di dei e profeti: Nettuno, Budda, Cristo e appunto Maometto.
Rappresentata nel 2003 e nel 2004 aveva subito molte critiche; e anche fischi. In quell’occasione una recensione della “Berliner Zeitung” diceva: ”poichè milioni di morti vanno messi sul conto dei conflitti religiosi, l’abolizione di ogni religione potrebbe costituire senz’altro una misura in favore della pace”.
Immediate le reazioni in Germania. In un intervista al quotidiano “Neue Presse” il cancelliere Merkel ha dichiarato: “Dobbiamo fare attenzione a non indietreggiare sempre di più davanti alla paura di fondamentalisti violenti”, “…l’autocensura dettata dalla paura non è accettabile”, “….un’autolimitazione è ammissibile solo nel quadro di un autentico, totale e non violento dialogo delle culture”. Reazione particolarmente significativa quella del presidente delle comunità turche in Germania, Kenan Kolat, che parla di “decisione scandalosa che sottomette l’arte alla religione come avveniva nel Medio Evo”. . Reazioni analoghe da tutto il mondo politico e culturale tedesco.
Due anche le voci fuori dal coro. Ali Kizillkaya, segretario delle comunità islamiche, secondo il quale “ la scena delle teste mozzate ferisce i sentimenti religiosi dei musulmani” e il commentatore capo della “Bild”, F. J. Wagner, che sottolinea la presenza anche della testa di Gesù: “mi chiedo perchè nessuno in Germania difende i miei sentimenti religiosi. Non saliamo più sulle barricate per Gesù Cristo, il mio Dio non ha nessuna lobby”.
Dopo le vignette danesi, dopo le esternazioni del Papa, la paura di un nuovo incendio nel mondo islamico ha suggerito alla direttrice del museo un dietro front e la sostituzione con “Le nozze di Figaro” e la “Traviata”.
Un precedente particolarmente grave, la rinuncia al diritto fondamentale della libertà di opinione, la paura preventiva di possibili reazioni che porta all’autocensura, annulla la cultura democratica che si basa sulla libertà di pensiero e di parola. Il nostro teatro che rinuncia a quella libertà coltivata fin dall’antica Grecia, per paura di un fondamentalismo ideologico e religioso.
L’integrazione fonda le sue radici nella tolleranza, nella cultura, nel rispetto.
L’ignoranza è l’anticamera dell’intolleranza, guai ad arrendersi.
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