Negli stadi non a norma si giocherà a porte chiuse. Sull'attenti, ci mancherebbe: c'è una legge inattuata ed è giusto che venga fatta rispettare. Anche il motivo che ha spinto l'esecutivo a usare il pugno di ferro merita un rispetto cieco e incondizionato.
Se la legge è uguale per tutti però, è uguale per tutti. Solo gli stadi? Sono talmente tante le strutture sportive, gli edifici della pubblica amministrazione, le scuole, gli ospedali, i tribunali a non seguire la valanga di regole che gravita sulle teste dei loro amministratori che dovrebbe chiudere mezza Italia, se non tutta.
E mentre diversi stadi non sono a norma per motivi legati all'ordine pubblico, molti edifici pubblici dovrebbero essere transennati perché violano le più elementari regole di sicurezza o di igiene. Lo scorso settembre, alla vigilia dell'apertura dell'anno scolastico, il ministro Giuseppe Fioroni ha dichiarato che il 50% delle scuole non è a norma sul versante della sicurezza mentre il 38% non ha ancora provveduto ad abbattere le barriere architettoniche. Ma Fioroni ha premuto ugualmente il dito sulla campanella anche se uno studio di Legambiente ha evidenziato che il 32% degli edifici scolastici abbia urgente bisogno di manutenzione. Salvo poi due mesi fa lanciare un ultimatum: «gli edifici scolastici non a norma hanno tre anni per adeguarsi». E i soldi chi glieli dà? Si taglia da tutte le parti e poi si chiede a una struttura pubblica di investire centinaia di migliaia di euro in migliorie -giustamente, certo, perché spesso ne va persino dell'incolumità di un ragazzo.
Migliaia di studenti frequentano ogni giorno scuole che non dovrebbero nemmeno essere agibili. Secondo Guido Bertolaso, commissario straordinario per la Protezione civile, le scuole non a norma per il rischio sismico nel nostro Paese sono 28 mila. Gli studenti dell'istituto Socrate, del Fiacco, del Fermi e di altre scuole superiori di Bari lo scorso ottobre sono andati fino ai piani alti della Provincia per far sapere che all'interno delle loro scuole non si sentono al sicuro. Nel barese ci sono aule che hanno impianti elettrici risalenti agli anni Trenta. Che si fa, si chiude? L'utopia è bella ma all'efficienza dell'impianto elettrico serve e poco.
Come anche un'inchiesta di Libero ha documentato, il palazzo di giustizia del capoluogo lombardo è fuori norma da decenni. Ascensori fatiscenti, regole antincendio inapplicate, come quelle che dovrebbero agevolare la fruibilità dell'edificio ai disabili. Qualche intervento di recente è stato fatto, ma basta farci un giro per rendersi conto che il tempio del diritto non rispetta la legge.
Dopo l'inchiesta del settimanale L'espresso sull'ospedale Umberto I di Roma, descritto come sudicio e trasandato, il ministro Livia Turco ha ordinato un'ispezione a tutti gli ospedali d'Italia. Le irregolarità riscontrate dai Nas sono state centinaia. Tutti a casa, con stampelle e flebo al braccio?
L'elenco degli stabili pubblici non a norma è lunghissimo e non risparmia gli uffici comunali, e persino le caserme. Senza contare le abitazioni private. Secondo il Codacons in Italia le case con impianti elettrici non a norma sono circa 12 milioni, cioè due terzi del totale, mentre il 13% degli appartamenti risulterebbe a rischio incendio per corto circuito. Non sono dati tranquillizzanti. Ci vorrebbe una nuova pioggia di norme e regolamenti. Da non rispettare?
fonte: libero