Mancini, missione compiuta: Inter fuori senza correre rischi
Dopo lo scandaloso secondo tempo di San Siro, trascorso a difendere il golletto di vantaggio, i nerazzurri - fuori forma e acciaccati - escono per mano di un modesto Valencia - E a fine match, tutti sulla giostra della vergogna
Cordoba: un'altra figuraccia a fine gara, tentando di scalciare NavarroMercoledì, 7 Marzo 2007
Due cose da dire sull’Inter: una sulla squadra in partita, una sulla squadra a fine partita. Partiamo dalla prima. Se ci passate la battuta, il titolo più indicato per l’Inter che esce dalla Champions potrebbe essere: “Eliminati, ma senza correre rischi”. Chissà che questa non sia una consolazione per Mancini, l’allenatore che un anno fa ha condotto i nerazzurri alla Waterloo di Villareal (ai quarti di finale) e che quest’anno, atteso al riscatto, ha combinato quel che ha combinato e con un mese di anticipo (ottavi di finale): Inter fuori per mano del Valencia, che a spanne – visti gli organici – vale la metà, a dir tanto, dello squadrone allestito da Moratti.
RIFLESSIONE N. 1. Eliminata senza correre rischi: questo è quel che è successo all’Inter al Mestalla. Tutti hanno visto che i nerazzurri hanno avuto le occasioni migliori mentre il Valencia non si è reso mai, o quasi mai, pericoloso, a parte forse i minuti finali. E però la domanda da porsi è: perché il Valencia ha potuto permettersi il lusso di puntare, abbastanza apertamente, allo 0-0? Risposta: perché a San Siro, 15 giorni prima, aveva strappato un 2-2 che era, a tutti gli effetti, una vittoria. Ancora: e perché l’Inter non era riuscita a vincere il match d’andata? L’abbiamo scritto e lo ripetiamo: perché dopo aver chiuso il primo tempo sull’1-0 (con un gol irregolare segnato da Cambiasso, in netto fuorigioco), a dire il vero giocando assai bene, nel secondo tempo l’Inter ha fatto – male - quel che facevano le squadre italiane negli anni ’60 e ’70: cioè, se n’è rimasta indietro a difendere il gol di vantaggio fino a che il Valencia non ha pareggiato; e quando Maicon si è inventato – letteralmente – il gol del 2-1, l’Inter si è chiusa ancora una volta in difesa, e il Valencia ancora una volta ha pareggiato. In pratica, qualificandosi a San Siro all’80 per 100.
RIFLESSIONE N. 2. Premesso che nessuno discute l’eccezionale cammino dei nerazzurri in campionato, la domanda è: parlando di Champions – ossia del torneo di assoluta eccellenza – vi sembra normale che un club come l’Inter, che in estate ha acquistato campioni del calibro di Ibrahimovic, Vieira, Maicon, Grosso e Crespo, rimedi una simile figura un anno dopo la scandalosa eliminazione patita per mano del Villareal? A noi tanto normale non sembra. Tanto per capirci, sarebbe come se Petacchi perdesse la Sanremo battuto da Valverde in volata dopo essere stato portato in carrozza dai compagni a 100 metri dal traguardo. E l’anno dopo, stessa storia con Astarloa. Badate bene: non abbiamo detto battuto da Boonen o da Freire (leggi: Barcellona o Manchester United). Abbiamo detto battuto da Valverde e Astarloa.
RIFLESSIONE N. 3. Diciamola tutta. Col campionato vinto a mani basse, l’Inter aveva un’opportunità più unica che rara: trattare gli impegni di serie A alla stregua di allenamenti e presentarsi alle sfide di Champions al massimo dello splendore: tecnico ed atletico. Invece, l’Inter è riuscita nell’impresa di rincorrere il più inutile dei record (17 vittorie consecutive in campionato) col risultato di sfiancarsi, uscire di forma, perdere per infortunio giocatori importantissimi (Vieira, Cambiasso), presentarsi al Mestalla con Dacourt e Stankovic scricchiolanti, farsi eliminare. Da un avversario che vale metà dell’Inter, considerato “facile” al momento del sorteggio, alla prima sfida dentro o fuori del torneo. Se Mancini non fosse il piagnucolone che è, la sola cosa che dovrebbe sen tirsi in obbligo di dire ai tifosi sarebbe questa: “Ci siamo fatti eliminare dal Valencia, che è una buona squadra e niente più, ed è una colpa grave, di cui mi assumo la responsabilità, perché l’Inter che alleno è uno squadrone. Mi dispiace e non doveva succedere, specie dopo il precedente di Villareal. La squadra che Moratti mi ha messo a disposizione ha tutto per arrivare, minimo, in semifinale”. Per la cronaca: nelle ultime 5 edizioni della Champions League, il Milan è arrivato 2 volte in finale (1 vittoria e 1 sconfitta) e 1 volta in semifinale (eliminato dal Barcellona). L’Inter può vantare una semifinale (raggiunta dal tanto bistrattato Cuper) e poi, solo delusioni cocenti. Cui si aggiunge, oggi, l’uscita di scena agli ottavi contro il Valencia
RIFLESSIONE N. 4. C’è poi il discorso dell’Inter a fine partita. Con Burdisso che si prende allegramente a calci e pugni con Marchena a metà campo; e 4 giocatori (Cruz, Cordoba, Ibrahimovic e Maicon) che davanti al pugno vigliacco sferrato da Navarro all’indemoniato Burdisso, non trovano di meglio che partire a caccia dell’infame sul prato verde, sotto gli occhi di mezzo mondo, tentando di sferrargli un calcione in corsa che non riesce a Cruz, non riesce a Cordoba, non arriva alla portata di Ibra e riesce invece, alla grande, a Maicon, che stacca la coda a Topo Gigio e vince una corsa gratis sulla Giostra della Vergogna. Il tutto mentre negli spogliatoi succede di tutto; col mondo che ha ancora negli occhi il derby europeo sospeso – due anni fa - per il petardo scagliato in testa a Dida coi nerazzurri (a cominciare dal capitano Cordoba: guarda un po’ chi si rivede!) impegnati ad applaudire ironicamente l’arbitro che decide di porre fine al match, mentre fuori dal campo succede di tutto. Domanda: mentre sul club di via Durini stanno per abbattersi, per l’ennesima volta, i fulmini (pesantissimi) dei giudici Uefa, Roberto Mancini, che dell’isteria ha fatto una costante sia da giocatore che da allenatore, ha per caso qualcosa da dire, al riguardo?