Ad aizzare i cinesi contro il Comune di Milano, ieri in via Sarpi c'era uno sbarbato no global, solitamente impegnato a okkupare un'auletta in Statale. Megafono, bandiera rossa e la sua cerchia di compagni dei centri sociali. Urlava, e poi urlava. Osannato da un centinaio di cinesi accorsi alla chiamata. Si applaudivano a vicenda, scolavano tutti insieme un buon rifornimento di birre. Ogni occasione è buona. «Ci saremo anche noi mercoledì», è la promessa solenne di un ragazzo del centro sociale Garibaldi. Riferendosi al presidio che la comunità cinese sta organizzando in piazza della Scala per domani pomeriggio, dalle 15 alle 18.
Gli eccitati ventenni dei centri sociali non sono l'unica sinistra a prendere posizione accanto agli orientali che lo scorso giovedì sono scesi in via Sarpi contro le forze dell'ordine.
Due fatti. Nel pomeriggio di ieri, una delegazione del Partito di Rifondazione comunista ha incontrato il console della Repubblica Popolare Cinese per trovare il modo di integrare «anche a livello politico-amministrativo la comunità cinese», come ha spiegato il segretario provinciale del Prc, Antonello Patta. Poche ore prima, a pranzo nel ristorante di uno dei portavoce della comunità cinese, Marco Jubin, sedevano con lui Ines Quartieri, Ettore Martinelli e Giuseppe Landonio. Tre consiglieri comunali di Palazzo Marino. La prima del Prc, gli altri due dell'Ulivo. Intorno a un tavolo appartato al piano superiore, discorrevano della protesta di questi giorni e del presidio. «Per un semplice chiarimento dei fatti dal vivo», come riferisce interpellata la Quartieri.
Comunque stiano le cose, di certo non si stupisce Roberto Predolin, ex assessore al Commercio del Comune di Milano, che ricorda gli incontri avuti nel tempo con le associazioni di imprenditori e commercianti cinesi, dove «non mancavano mai delegati del Partito Comunista cinese: venivano addirittura governatori di sperdute regioni della Cina».
Ieri mattina, i rappresentanti di Chinatown si sono recati in Questura per i permessi. Domani, davanti a Palazzo Marino, «potremmo essere anche sette, ottocento», spiega Luca Hu, «benché in queste ore ci siano state un po' di incertezze interne sul da farsi». «Alcuni membri della comunità hanno avanzato preoccupazioni sul fatto che al presidio ci possa essere qualcuno non ben intenzionato manifestare in modo pacifico», spiega Emanuela Troisi, responsabile dell'associazione di mediazione Al-keos, «è una preoccupazione responsabile». E ancora non sapevano che si sarebbero autoinvitati pure i no global.
Intanto, ieri, la procura di Milano ha aperto un fascicolo d'inchiesta con l'ipotesi di resistenza a pubblico ufficiale nei confronti di Ruo Wei Bu. La. 25enne che giovedì scorso ha fatto esplodere la rivolta popolare di Chinatown.