Alfonso Pecoraro Scanio predica agli italiani il risparmio energetico. A casa sua, però, fa un po' come gli pare. E per casa sua non si intende la residenza privata - guai, c'è la privacy- ma il ministero dell'Ambiente che, vissuto dal di dentro, appare molto meno ambientalista di quanto ci si aspetti.
Il dicastero, un palazzone a vetri che sorge all'inizio di via Cristoforo Colombo, è parecchio bruttino. E, peggio ancora, è pure uno dei ministeri più inquinanti. Sembra un paradosso ma è così. E non solo per colpa di Pecoraro Scanio, sia chiaro. Anzi il leader dei Verdi ha ereditato una situazione difficile che viene da lontano, alla quale non è facile rimediare in tempo di tagli ai bilanci dei ministeri. Tuttavia, a quanto è dato sapere, non si sta scapicollando per risolverla.
GLI SPRECHI ENERGETICI
Come si fa a stabilire che l'Ambiente inquina? Semplice: basta consultare i suoi consumi energetici e compararli con altri ministeri che, come il primo, dispongano di un migliaio di dipendenti. Prendiamo allora le bollette di acqua, luce e gas di Pecoraro Scanio e mettiamole a confronto con quelle dei ministeri delle Infrastrutture e dello Sviluppo economico. Scelti non a caso anche perché sempre più in contrasto con l'Ambiente sulle decisioni di politica economica.
Ebbene, la sede di via Cristoforo Colombo batte tutti. Anzitutto perché consuma più elettricità. La media è di 381 euro annui per dipendente, contro i 344 del dicaste -ro dello Sviluppo economico e gli 89 delle Infrastrutture. Stesso discorso con le fatture dell'acqua. Ogni anno il ministero dell'Ambiente spende 92 euro per dipendente. Le sedi istituzionali che ospitano Antonio Di Pietro e Pier Luigi Bersani, invece, sborsano rispettivamente 29 e 27 euro per ogni burocrate assunto.
Ironia della sorte, gli uffici di Pecoraro Scanio, il ministro che vuole stoppare maggiori approvvigionamenti di gas, consumano più metano degli altri. Ammonta infatti a 60 euro la bolletta annua procapite del dicastero dell'Ambiente contro i 51 euro dello Sviluppo economico e gli appena 2 euro delle Infrastrutture.
Ma non è solo una questione di consumi. L'edificio che ospita il leader dei Verdi, in tema di rispetto dell'ambiente, è un esempio. Negativo però. Pecoraro ha il Sole che ride. Non i pannelli fotovoltaici che ne catturino i raggi producendo energia alternativa. Senza parlare poi delle lampadine a basso consumo. L'ambientalista ne ha recentemente chiesto l'obbligatorietà. Negli uffici del ministero, peróni continuano a utilizzare le luci tradizionali.
Pure in materia di aria condizionata, nelle stanze del palazzo, si verificano situazione poco virtuose. Don Alfonso ha addirittura registrato uno spot in cui invita la gente a smorzare il condizionatore e a togliersi la giacca in ufficio. Peccato che, nel suo ministero, ci siano molte stanze dotate di due condizionatori - ecco spiegata la bolletta Enel così salata - perché quello centralizzato spesso fa cilecca. La nuova gestione non si è mai fatta carico del problema, però.
VENTI AMMIRAGLIE
Anche il parco macchine del dicastero è poco verde. In garage ci sono una ventina di ammiraglie potenti e inquinanti: Lancia The-sis, Lancia K, Alfa Romeo 159. In dotazione al ministero ci sono anche quattro Toyota Prius, con motore ibrido e poco inquinante, cedute in comodato dalla casa all'ex ministro Altero Matteoli. Il suo successore, però, sembra prediligere le auto sportive.
Non a caso l'ultima macchina acquistata da Pecoraro è stata, nel 2000, un Bmw316 immatricolata nel 1994. Un bolide sportivo "Euro 0" da 102 cavalli usato dal politico verde fino a che non ha fuso il motore. E non gli è stata assegnata la scorta fissa.