ROMA - Il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad si prepara a visitare Roma dal 3 al 5 giugno per il Summit internazionale che la Fao ha convocato nel suo quartier generale alle Terme di Caracalla. Sarà sicuramente lui il vero "richiamo" del vertice: è la prima volta dell'iraniano in una capitale della Ue, ma anche dell'Occidente, se si eccettuano le visite a New York per l'Assemblea generale Onu.
Questa mattina il ministro degli Esteri Franco Frattini con diplomazia ha anticipato che per problemi di agenda è difficile che possa esserci un suo incontro con il capo del governo iraniano, tantomeno un vertice con il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. "No, devo dire che ad oggi non ho previsto un incontro con il presidente iraniano", ha detto Frattini ai giornalisti: "Credo che le agende non consentano di moltiplicare gli incontri bilaterali in questi giorni. C'è soltanto l'incontro con il presidente egiziano Mubarak, perché sarà un vertice dei due governi, ma non ci sono in programma incontri bilaterali".
Ahmadinejad arriverà a Roma guidando una delegazione con il ministro degli Esteri Manoucher Mottachi, il ministro dell'Agricoltura e altri funzionari. Il summit è quello che la Fao dedica tra l'altro a un tema serissimo e davvero delicato: capi di governo e ministri discutono di "Sicurezza alimentare: le sfide del cambiamento climatico e la bioenergia". Ovvero l'impazzimento dei mercati agricoli che, provocato e combinato con il petrolio alle stelle, sta togliendo il cibo ai più poveri del mondo.
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Oltre al possibile incontro con i dirigenti italiani, gli iraniani si aspettano la possibilità di una visita in Vaticano: l'ambasciata iraniana alla Santa Sede ha avuto istruzioni da Teheran di chiedere "ripetutamente" un'udienza con papa Benedetto. "Il presidente iraniano vorrebbe esporre a Sua Santità le sue idee, la posizione del suo governo sui maggiori temi d'attualità mondiale", dice a Repubblica una fonte diplomatica. Ieri l'ambasciatore iraniano a Roma Abolfaz Zohrevand ha usato queste parole per spiegare la visita: "Spero che il viaggio del presidente Ahmadinejad a Roma porti un messaggio per la comunità internazionale: il presidente è convinto che lo scenario del mondo così come lo vediamo oggi subirà dei cambiamenti profondi. Toccherà ai paesi lavorare insieme per contribuire a risolvere questioni decisive come quelle del cibo".
Per l'Italia e per il Vaticano è un bel dilemma: difficile avere contatti con un leader che di continuo, per anni, ha fatto discorsi che giravano intorno al tema della distruzione di Israele. Ma difficile anche rifiutare un contatto con uno dei capi dell'Iran sciita, simbolo dell'Islam più militante, protagonista politico in tutto il gioco del Grande Medio Oriente.
Vedremo in che modo il Vaticano di Ratzinger lascerà cadere la richiesta di incontro del singolo Ahmadinejad senza offendere tutto l'Iran degli ayatollah. Nel frattempo Silvio Berlusconi la sua linea ce l'ha già: l'Iran è un giocatore centrale nella partita politico-diplomatica mondiale, i rapporti con Teheran non possono essere trascurati. Ma il primo riavvicinamento di Roma agli Stati Uniti è stato quello annunciato proprio sul nucleare iraniano. Rispetto alla "terzietà" inseguita dal Prodi e D'Alema, Berlusconi e Frattini hanno scelto una posizione simile a quella americana, anche per riportare l'Italia al tavolo del "5+1" in cui i membri permanenti del Consiglio di sicurezza Onu assieme alla Germania decidono la politica del mondo sull'Iran. Per cui da Berlusconi grande cortesia con Ahmadinejad, strette di mano e sorrisi alla Fao, ma nessun incontro bilaterale. Il messaggio potrebbe essere rafforzato da un incontro che l'ambasciatore iraniano Zohrevand dovrebbe avere oggi alla Farnesina: se ad accoglierlo ci sarà il ministro degli Esteri Frattini in persona, Teheran confermerà la visita di Ahmadinejad e digerirà meglio il mancato incontro.
(27 maggio 2008
fonte http://www.repubblica.it/2008/05/sezion ... -papa.html