L'altra faccia delle Maldive

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L'altra faccia delle Maldive

Messaggiodi takion il 20 gen 2009, 18:53

Avete presente quei posti da sogno che si vedono su volantini ed altro? Beh, poco per volta stanno andando a quel paese anche loro e il mio timore anche per l'Africa è giustificato. Parliamo però ora di Maldive...(Attenzione: il sito al link riporta altri links interni)

L'allarme degli ambientalisti locali: la spazzatura (compresa quella elettronica) non viene riciclata ma ammassata a Thilafushi, con gravi rischi per l'ecosistema
Un'isola di immondizia cresciuta dentro un paradiso tropicale che ora rischia di offuscare la bellezza incontaminata dell'arcipelago delle Maldive. Si chiama Thilafushi ed è l'atollo meno noto, più chiacchierato e più inquinato dell'intera repubblica. Nata per volere del governo locale da un progetto del 1991 e realizzata sulla laguna omonima nel 1992, oggi l'isola artificiale che fa parte dell'atollo di Kaafu e che dista solo sette chilometri dalla capitale Malè è diventata l'isola dei rifiuti più grande del mondo.

Uno scandalo ambientale a lungo tenuto all'oscuro dei media: se ne parla grazie ad un recente articolo pubblicato sul quotidiano inglese The Guardian e alle campagne di sensibilizzazione promosse dell'Ong locale Blue Peace.

Thilafushi è una lingua di terra sottile immersa nell'oceano cristallino che si estende per una lunghezza di sette chilometri e una larghezza di duecento metri circa e che ogni giorno riceve via mare circa 300 tonnellate di rifiuti. Qui, a pochi metri dal riposo dei turisti occidentali, brucia la spazzatura prodotta soprattutto nella città di Malé, uno dei luoghi più densamente popolati al mondo dove parole come riciclo o raccolta differenziata non sono ancora all'ordine del giorno. Nata come soluzione al problema dei rifiuti della sola Malé, oggi a Thilafushi arriva l'immondizia dell'intero arcipelago. Resort compresi.

Quella che doveva essere la discarica dei soli 300mila abitanti maldiviani è diventata presto l'isola dei rifiuti più grande dell'Oceano Indiano iniziando ad accogliere anche l'immondizia prodotta dai circa 10mila turisti che ogni settimana sbarcano a Malè. Un metro quadrato al giorno: è questa l'eccezionale crescita di Rubbish Island, come la chiamano gli ambientalisti di Blue Peace, l'associazione locale che dal 1989 si batte per mantenere intatta la meraviglia del paradiso maldiviano.

E i dati forniti da Blue Peace sono sconvolgenti: la superficie attuale di Thilafushi è pari a circa 50 ettari e si calcola che ogni turista passato alle Maldive contribuisca a generare circa tre chili e mezzo di rifiuti che finiscono dritti sull'isola dello scandalo.

Quello che brucia a pochi metri da uno dei paradisi più ambiti dai turisti italiani, inglesi e tedeschi, che contribuiscono a rendere il terziario una delle attività principali dell'isola insieme alla pesca, ha un nome. Il fumo scuro che si alza dalla montagna di immondizia è prodotto per la maggior parte da rifiuti urbani solidi ai quali si sono aggiunti negli ultimi anni considerevoli quantità di batterie usate, amianto, piombo e rifiuti elettronici. Tutti trasportati via mare fino a Thilafushi, smistati a mano dai centocinquanta lavoratori della discarica, quasi tutti provenienti dal Bangladesh, e bruciati negli inceneritori dell'isola formati da fosse di sabbia bonificata.

Ma se fino a qualche anno fa il problema dello smaltimento dei rifiuti maldiviani poteva essere rappresentato da una nube scura e maleodorante che offuscava Malé, oggi, con l'aumentare dei rifiuti elettronici costituiti soprattutto da batterie usate, cellulari e computer, la minaccia appare molto più seria. In primo luogo le operazioni di scarico dei rifiuti non sempre vengono eseguite in maniera sicura e spesso materiali altamente pericolosi come il cadmio, presente nelle batterie, si disperdono nell'acqua salata. Ma è soprattutto la natura della discarica a preoccupare gli ambientalisti.

A differenza di una qualsiasi discarica costruita su terra, a Thirafushi l'immondizia viene relegata tra mare e sottili strati di sabbia quanto basta a preoccupare gli ambientalisti che temono, in previsione in un crescente innalzamento delle acque dovuto al riscaldamento globale, la dispersione di sostanza tossiche nel mare a partire dalla zona costiera.

Da qui le sostanze inquinanti potrebbero entrare nel livello inferiore della catena alimentare attraverso le alghe, il plancton e i pesci per poi arrivare direttamente sui nostri piatti sotto forma di prelibate ricette di pesce o aragoste. Ma non solo. Anche il patrimonio della barriera corallina rischierebbe di risentire negativamente della presenza di queste sostanze inquinanti disperse nelle acque.

A completamento del panorama altamente inquinante di Thilafushi, sull'isola sono sorte circa una dozzina di aziende specializzate nella produzione ed esportazione di imbarcazioni, cemento e metano. Un vero paradiso dell'industrializzazione che prende il nome di Thilafushi-2 e, che insieme all'isola dei rifiuti, si mostra al mondo come l'altra faccia delle Maldive.


http://www.repubblica.it/2009/01/sezioni/ambiente/isola-pattumiera-maldive/isola-pattumiera-maldive/isola-pattumiera-maldive.html
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Re: L'altra faccia delle Maldive

Messaggiodi nemesys_72 il 20 gen 2009, 21:44

a occhio e croce non fan mica la differenziata..
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Re: L'altra faccia delle Maldive

Messaggiodi takion il 21 gen 2009, 12:59

Io direi che a occhio e croce sono rimasti al tempo di Chita e Tarzan... ove dopo pelato e mangiato l'ananas, buttavano le bucce a terra e fertilizzavano, ma qui come fertilizzano con la plastica e l'amianto e tutto il resto?


L'Africa invece sta divenendo una enorme discarica a cielo aperto... sai che bello!
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Re: L'altra faccia delle Maldive

Messaggiodi takion il 19 mar 2009, 15:03

Per non aprire un altro thread sullo stesso argomento posto di seguito a questo, tanto la notizia equivale e l'avevo già detta io prima. Ora ne avete una conferma ulteriore...
Finalmente qualcuno si sposta. Sapete il rischio quale è? Che tra 50 anni si pensi magari di mandare là materiale da smaltire, e solo al momento si venga a conoscenza che il posto è saturo da ben 40 anni! L'Africa è enorme, ma non vedo ragione per doverla infettare... Ognuno si faccia carico dei propri rifiuti, visto che ne ha/ha avuto un godimento!

IL PAPA: AFRICA MESSA IN PERICOLO DA CHI NON HA SCRUPOLI
CITTA' DEL VATICANO, 19 MAR - Il Vaticano attacca le multinazionali che "invadono" l'Africa, "si appropriano delle risorse naturali" e "deturpano il creato". "Le multinazionali - si afferma nell' Instrumentum laboris, il documento preparatorio per il Sinodo speciale africano che si terrà in autunno in Vaticano consegnato oggi dal Papa a Yaoundé - continuano ad invadere gradualmente il continente per appropriarsi delle risorse naturali. Schiacciano le compagnie locali...con la complicità dei dirigenti africani. Inoltre "recano danno all'ambiente e deturpano il creato".

L'Africa è "in pericolo" di fronte a nuovi seduttori immorali che "cercano di imporre il regno del denaro disprezzando i più indigenti", e costringendoli persino all'esodo. E' il grido d'allarme lanciato dal Papa, nella messa davanti a circa 40 mila persone stipate nello stadio di Yaoundé.

Calendario fitto di impegni per Benedetto XVI, al suo terzo giorno di visita a Yaoundé. Dopo l'incontro con i musulmani e la messa, nel pomeriggio visiterà il Centro Nazionale di Riabilitazione degli Handicappati, intitolato al defunto cardinale canadese Paul Emile Leger. Qui parlerà ad un gruppo di circa 200 malati (Aids, malaria etc.) e mutilati da guerre e conflitti etnici.In serata , infine, in nunziatura, discuterà con i vescovi africani sul prossimo sinodo e rivolgerà loro un nuovo discorso e nuove raccomandazioni.


http://www.ansa.it/opencms/export/site/visualizza_fdg.html_908166294.html
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