
Pace domestica addio, o quasi. Il telefono ricomincerà a squillare a tutte le ore per proporre acquisti, servizi, prodotti, contratti. E anche chi avrà negato il proprio consenso all'uso dei dati per chiamate promozionali non avrà scampo. Con la recente conversione in legge del cosiddetto decreto Milleproroghe è passato infatti un emendamento bipartisan, che consente di utilizzare liberamente le banche dati costituite sulla base degli elenchi telefonici pubblici formati prima del primo agosto 2005.
Così sostanzialmente vengono vanificati tre anni di lavoro del Garante per la privacy che oggi in un'intervista all'ANSA lancia un grido d'allarme. Il presidente Francesco Pizzetti spiega che l'Autorità cercherà di porre fine a quella che considera "una piccola violenza domestica, attraverso il telefono che è lo strumento più ansiogeno, per promuovere il marketing in una forma che dovrebbe essere regolata in modo più stringente. Un risultato che avevamo raggiunto con il lavoro di questi anni e che ora rischia di essere vanificato". Il presidente del Garante annuncia "a breve un provvedimento che eviti i danni spiegando quali saranno a nostro avviso gli effetti in questo periodo". Ma assumerà anche "iniziative, coinvolgendo il Parlamento e sensibilizzando gli operatori alla gravità del problema, perché non diventi una norma stabile. Auspichiamo invece che si possano fare utili passi in avanti per trovare una soluzione definitiva".
L'invito però è anche "ai cittadini che ricevono telefonate promozionali e di marketing - spiega Pizzetti - i quali devono sapere che possono riceverle solo da chi ha accesso alle banche dati basate sugli elenchi telefonici pubblici formati prima del primo agosto del 2005, e che comunque dopo la prima telefonata non ne possono ricevere una seconda senza aver dato il loro assenso". Il lavoro del garante in questi anni era stato anche nel promuovere forme di marketing alternativo, "meno invasivo di quello telefonico, come ad esempio quello postale". Tante sono già le segnalazioni arrivate al Garante dopo il via libera bipartisan del Parlamento del 24 febbraio al Milleproroghe, da qui la preoccupazione dell'Autorità che in questi ultimi anni ha lavorato per la messa a norma del call center e per garantire il livello occupazionale, ma anche per difendere i cittadini dalle invasioni domestiche indesiderate. "Non è un provvedimento anticrisi - dice ancora il presidente - perché non ha nessun significato in questo senso. E del resto noi siamo sempre stati consapevoli del problema dei call center che così si vorrebbero difendere, mettendo il nostro impegno per cercare di far rispettare le regole e garantire chi ci lavora ma anche i cittadini che ricevono le telefonate. E' una norma strumentale, adottata perché in Italia si cercano sempre le scorciatoie".
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