La giustizia sportiva è in stato di massima allerta. La chiusura dell’inchiesta da parte della Procura di Napoli, condotta dai pm Filippo Beatrice e Giuseppe Narducci, ha provocato uno choc, l’ennesimo, per il mondo calcistico nostrano. Le tormentate giornate estive quando imperversava il calcio-scandalo o Moggiopoli, chiamatelo voi come volete, potrebbero ripetersi tra due o tre mesi, con un’ennesima estate caldissima.
Tante le novità, con 15 nuove partite che non comparivano nei precedenti avvisi emessi lo scorso anno dai magistrati napoletani. Ciò si deve ai nuovi elementi acquisiti dai pm di Napoli dopo la trasmissione delle intercettazioni che erano state disposte dalla Procura di Torino, nonché all’esame dei tabulati delle telefonate fatte da diversi cellulari nella disponibilità dell’ex dg juventino Luciano Moggi. Tra i nuovi indagati tre arbitri, un assistente e il dg del Messina Mariano Fabiani. A Moggi i pm hanno contestato presunti illeciti (l’ipotesi è di concorso in frode sportiva) in relazione a tutte le 15 nuove partite finite sotto inchiesta. Nello stesso tempo sono uscite dalle indagini napoletane tre gare che figuravano nei precedenti avvisi. Tra queste la famosa Reggina-Juventus quando, secondo l’accusa, l’arbitro Paparesta sarebbe stato «sequestrato e chiuso a chiave» nello spogliatoio da Moggi. Gli atti relativi a questa vicenda sono stati stralciati e trasferiti per competenza territoriale alla Procura di Reggio Calabria e c’è da aspettarsi ulteriori indagini con relativi indagati.
Fa sensazione, nell’elenco dei 48, la presenza di ben 5 arbitri internazionali: Bertini, De Marco, Messina, Paparesta e Rodomonti (quest’ultimo ha smesso di arbitrare), con il bergamasco Messina che sembrerebbe il più inguaiato, così come l’aretino Bertini (si sarebbe adoperato per favorire il club di Moggi) nel caso venisse provato l’illecito sportivo in Juventus-Milan.
Francesco Saverio Borrelli, capo Ufficio indagini, è in febbrile attesa degli atti che, visti i buoni rapporti precedenti, la Procura di Napoli gli farà avere in breve tempo. Sono già stati allertati i vice perché possano esaminare nel più breve tempo possibile i nuovi faldoni, ovvero tutti gli atti non entrati nella precedente inchiesta e quindi non valutati. E qui si pone il caso giuridico-sportivo mai verificatosi: se venisse provato l’illecito bianconero-moggiano nella gara del 18 dicembre 2004 col Milan, i bianconeri rischierebbero seriamente la retrocessione in serie C. In sede sportiva infatti, a differenza del penale, non esiste l’istituto della «continuazione» (art. 81 del codice penale), quindi il fatto nuovo sarebbe assolutamente autonomo e si configurerebbe un nuovo illecito punibile nel campionato di competenza (l’attuale di serie B per i bianconeri) con la retrocessione all’ultimo posto e, quindi, in serie C1. Ben difficilmente però gli organi giudicanti arriveranno a una così drastica conclusione: toccherà infatti prima alla Commissione disciplinare nazionale, unica per tutte le Leghe, e successivamente alla Corte Federale (presidente Pasquale De Lise) stabilire le eventuali sanzioni richieste dal procuratore federale Stefano Palazzi. Stesso discorso per il Messina, new entry tra le società che, se acclarato l’illecito realizzato dal suo ex ds Mariano Fabiani nelle gare con Fiorentina, Reggina, Siena e Parma, verrebbe retrocesso all’ultimo posto nell’attuale campionato, con serie B assicurata. È l’ulteriore dimostrazione che, malgrado le dure pene date prima dalla Caf, ridotte poi dalla Corte federale e quasi annullate dalla Camera di conciliazione del Coni, il secondo atto di Moggiopoli è ancora tutto da decifrare sperando che la giustizia sportiva non finisca ancora in una burletta.