di yuzzu il 15 giu 2007, 14:13
CLEVELAND (Ohio, Usa), 15 giugno 2007 - Dinastia. Non c’è altro modo per chiamare i San Antonio Spurs, adesso che è arrivato il quarto titolo in nove anni, terzo negli ultimi 5. Il cappotto ai danni dei Cleveland Cavs si è compiuto, come annunciato, in gara-4. Ma non è stato semplice come si poteva pronosticare alla vigilia. Perché LeBron e compagni hanno lottato sino all’ultimo pallone, riuscendo a ribaltare un –11 a 1’ dalla fine del terzo periodo con un avvio di ultimo quarto che ha perlomeno mandato a casa i 20.000 della Q Arena con un piccolo sorriso di consolazione.
MANU IL KILLER - Ma il 14-0 che portava i Cavs sul 63-60, nonostante la fatica tagliasse le gambe al Prescelto, costringendolo a un pessimo 10/30 al tiro, era solo l’ultima illusione che i texani concedevano agli avversari, dominati in ogni settore del campo. Con Tim Duncan lontano dai suoi standard (12 punti con 4/15 dal campo e 4/10 dalla lunetta), e un Tony Parker, votato miglior giocatore delle finali, che aveva dato il meglio nel primo tempo, toccava alla variabile impazzita degli Spurs portare a casa l’ennesimo anello. Manu Ginobili è un giocatore speciale perché unico. Non rientra in nessuna categoria predefinita, è un talento che sa cogliere l’attimo, trovare lo spiraglio per colpire il nemico quando gli altri si guardano attorno smarriti. La sfuriata dell’argentino, 15 punti nei 5’24” finali, metteva in cassaforte l’anello.
SUCCESSO INTERNAZIONALE - Ancora una partita bruttina, a tratti inguardabile, con LeBron che si lasciava sfuggire di mano un paio di passaggi elementari, quasi avesse le mani insaponate, salvata da un quarto periodo d’autore, che finalmente restituiva il vero sapore di una finale a questa serie poco entusiasmante. Alla fine la festa era tutta texana, ma con un sapore davvero internazionale. I punti e i rimbalzi pesanti di Oberto negli ultimi 2’, il francese Tony Parker (il primo Mvp europeo nella storia delle finali dopo il primo nella stagione regolare, il tedesco Dirk Nowitzki dei Dallas Mavs), un coach di origine serbo-croate, che molto spesso si scorda l’educazione ma sa guidare una squadra Nba come pochi altri, uno sloveno in panchina (Beno Udrih), un olandese cambio dei lunghi (Francisco Elson), sono tutti elementi senza i quali la quarta parata lungo il Riverwalk di San Antonio non si farebbe.
NUOVA SFIDA - Ora agli Spurs manca solo un piccolo sassolino da togliersi dalle scarpe: il back to back. San Antonio non è mai riuscita a ripetersi dopo le vittorie del ’99, '03 e '05. Se c’è qualcuno pronto a scommettere che non accada nel 2008, si faccia avanti.