Capello:Gli scudetti sono 9, con buona pace del signor Rossi

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Capello:Gli scudetti sono 9, con buona pace del signor Rossi

Messaggiodi Aragorn il 19 giu 2007, 13:51

Capello: "I miei scudetti sono nove,con buona pace del signor Rossi"
Dal tecnico dedica al veleno dopo il trionfo

ROBERTO BECCANTINI, INVIATO A MADRID
Adesso che il suo Real «feo y aburrido», brutto e noioso, ha conquistato in volata la Liga numero trenta, la prima dal 2003, Fabio Capello ha diritto alle scuse di una classe giornalistica senza memoria, una consorteria ondivaga e un po’ cialtrona che si è attaccata a tutto, anche all’uomo, pur di demolire l’allenatore. Là dove aveva fallito Arrigo Sacchi, per il quale Florentino Perez aveva coniato una carica che in 105 anni di storia nessuno aveva coperto, «director de futbol», il duro di Pieris ha scolpito l’ennesimo capolavoro. Claro, il Barcellona dell’ex allievo Frank Rijkaard gli ha dato una mano, ma una mano non basta se non sei forte di tuo, se non sai bloccare la lavatrice dentro la quale il destino ti ha ficcato; se, fuor di metafora, non sei Capello. Un uomo solo al comando, e probabilmente, per come ha deciso di vivere il mestiere, il più solo dei comandanti. Tranne quando vince.

Hanno passato la notte a Cibeles, la fontana che il madridismo ha trasformato nel suo parco giochi, a festeggiare una cosa che, a febbraio, nessuno osava immaginare: per pudore o per sfinimento, non importa. Capello era stato scelto da un presidente, Ramon Calderon, eletto al limite del broglio. Circondato e protetto dalla sua tribù - Italo Galbiati e i due Franco: Baldini e Tancredi - Fabio ha tirato su il ponte levatoio. Volete che me ne vada? Licenziatemi. Non mi dimetterò mai. Questione di soldi. Fabio scappa dalle piazze, non dagli stipendi. Mollò Roma dopo aver giurato che mai e poi mai sarebbe andato alla Juve: della quale parlava, più o meno, come ne avrebbe parlato il procuratore Palazzi nella requisitoria di Calciopoli. Dribblò e mortificò il popolo juventino non prima di aver garantito che «ci saremmo divertiti» quando lo scandalo sarebbe arrivato a sentenza. Professionisti tutti d’un prezzo, si chiamano così. Capaci di scampare a un’eliminazione negli ottavi di Champions (Bayern), a un pre-contratto offerto e firmato dal successore designato, Bernd Schuster, ai giochi sporchi di Predrag Mijatovic e al voltafaccia del padrone.

«Capello bis, un ritorno che non paga», si titolava, giulivi, a fine gennaio. E invece ha pagato: e come. Mai, in carriera, aveva vinto lo scudetto in rimonta. Mai. Nemmeno nel 1997, l’anno del suo primo «aliron». Milan, Roma, Real, Juve: subito in testa, e poi chirurgico gestore di vantaggi, risorse, umori. Rileggere la «temporada» di don Fabio aiuta a capire la scorza del domatore. I tifosi lo detestavano. I giornali della capitale erano tutti una presa in giro, cartoni animati e figurine delle sue figuracce. Capello come un pupazzo senza arte né parte, le mascelle che toccavano terra, la bazza che sembrava un bidone. Sino al dito medio che, poco conciliante, dedicò a un pugno di tifosi la sera della vittoria-salvezza contro il Saragozza, all’andata. Censurato, chiese scusa. Quando lasciò partire Ronaldo, bastarono due gol a Siena - due, come Maccarone - perché la critica gli saltasse al collo. Cassano ne imitò i tic e i vezzi, e i servi fecero la ola. In combutta con Calderon mise fuori squadra Beckham, che aveva appena firmato per i Los Angeles Galaxy, e la classifica precipitò. Venne accusato di mobbing da Helguera e contestato, addirittura, da uno dei suoi discepoli più affezionati, Emerson. Nella polveriera del Real, Capello era un candelotto di dinamite, non l’artificiere di cui ci sarebbe stato bisogno. Non c’era sondaggio o referendum che non lo collocasse ai minimi storici.

D’improvviso, è successo qualcosa. Van Nistelrooy si è messo a segnare e di Ronaldo al Milan non ha più parlato nessuno. Nemmeno di Cassano, dopo l’arrivo e il rendimento di Higuain. Beckham è tornato, e per tre mesi ha giocato da dio. «Ho sbagliato», ha confessato Fabio. «Capello è un grande», ha chiosato l’inglese in tutte le lingue. Il Real ha ritrovato un’anima. L’anima del suo precettore. Quanto al gioco, siamo ancora lontano dalla tradizione, ma se pensiamo all’ibrido che era il Real di Luxemburgo e Sacchi, un club fondato sui nomi dei giocatori, nemmeno sui giocatori, la differenza che balza all’occhio è clamorosa.

Avviso ai naviganti: «Per me - ringhia in conferenza, a champagne ancora gocciolante - con questo gli scudetti sono nove. Come Nedved, sento miei anche i due della Juventus. Li avevamo vinti sul campo. Meritatamente. Se poi un giorno hanno messo lì un certo signor Rossi e costui ha deciso in un’altra maniera, cavoli suoi. Già che ci siamo, lasciatemi togliere una spina. Quando in Supercoppa l’Inter ci battè 1-0 a Torino, ricordate?, a noi annullarono un gol regolarissimo (di Trezeguet). Arbitrava proprio De Santis. Strano: nessuno di "loro" disse beo. Ripeto: ho vinto nove campionati, quattro al Milan, uno alla Roma, due alla Juve, due al Real. Capito?


«Non tutto quel ch'è oro brilla,
Né gli erranti sono perduti;
Il vecchio ch'è forte non s'aggrinza,

le radici profonde non gelano.
Dalle ceneri rinascerà un fuoco,
L'ombra sprigionerà una scintilla;
Nuova sarà la lama ora rotta,
E re quei ch'è senza corona.»

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Re: Capello:Gli scudetti sono nove, con buona pace del signor Ro

Messaggiodi Aragorn il 19 giu 2007, 13:52

Capello: "Se mi cacciano
forse smetto di allenare"


Dopo la trionfale notte di Madrid, oggi il tecnico si racconta in esclusiva alla Gazzetta dello Sport: "Ora vorrei la Champions. Probabilità che rimanga al Real? Come lanciare in aria una moneta"

(Spagna), 19 giugno 2007 - I due telefonini trillano in continuazione. E Fabio Capello, neo campeon di Spagna, alterna i "grazie" ai gracias con la stessa disinvoltura con cui cambia città e squadre continuando a vincere. È anche il giorno del suo compleanno e tra un jamon e un merluzzo alla griglia, al fianco della moglie Laura, arrivano gli auguri di Francesco e Federico, i due nipotini capaci di liberare un sorriso dolcissimo sul volto del nonno. Ma è un breve spot perché, tra foto e autografi, Capello ha in testa soltanto il Madrid, che ha riportato al titolo dieci anni dopo e che potrebbe nuovamente lasciare come allora. Con la differenza che stavolta non è lui a voler staccare la spina, ma il presidente meno amato dai tifosi e dalla squadra.

- Capello, qual è stata la telefonata più gradita?
"Quella di Allegra Agnelli. Le sue parole mi hanno commosso, perché suo marito, il dottor Umberto, mi aveva chiamato alla Juve poco prima di morire".

- E quella meno attesa qual è stata?
"Quella di Lapo. È stato molto carino, dicendomi che ha capito quanto è difficile lavorare all'estero in un ambiente difficile. Ma devo dire che mi hanno fatto piacere le telefonate di tutti gli amici. L'ultimo che mi ha chiamato è stato Zoff, poco fa".

- Questo successo è stato il più difficile della sua carriera?
"Sicuramente e con differenza, come dicono qui, rispetto a tutti gli altri, perché dal primo giorno mi sono sentito un salmone, costretto a risalire la corrente. Grazie ai miei collaboratori, da Baldini a Galbiati, da Tancredi a Neri, abbiamo costruito un gruppo che non esisteva, compiendo un vero miracolo".

- È vero che a un certo punto si era dimesso?
"Dopo il 3-2 sul Bayern all'andata, ho detto al presidente che se la causa di tutti i problemi ero io, ero disposto a farmi da parte. Lui, però, mi disse che si incomincia e si finisce con lo stesso allenatore e siamo andati avanti".

- Adesso, però, non c'è più feeling con Calderon: come lo spiega?
"Non lo so, bisogna chiederlo a lui. Io so che mi ha preso per vincere e abbiamo vinto, per cui mi sembra di aver fatto il mio dovere".

- Si dice che nella notte del trionfo abbiate litigato: conferma?
"E' una bugia assoluta".

- Perché allora Calderon non l'ha confermata?
"Ripeto: bisogna chiederlo a lui".

- Quante probabilità ci sono che lei rimanga?
"E' come lanciare in aria una moneta. Io so soltanto che vorrei rimanere per vincere la Champions. Ho già prenotato un biglietto aereo per tornare il 19 luglio, perché il raduno è il 20...".

- Ma come potrebbe rimanere con una fiducia forzata?
"Continuerei a fare il salmone".

- E se invece le dicessero adios?
"Me ne andrei per la "puerta grande", come dicono qui".

- Cercherebbe un'altra squadra?
"Le squadre migliori hanno già un allenatore, per cui potrei anche smettere con due anni d'anticipo".

- Andrebbe al Barcellona?
"Mai, perché non potrei tradire il Madrid".

- La Nazionale non le interessa?
"C'è già Donadoni. E' bravo, sta facendo bene e sono contento per lui. Caso mai potrebbe interessarmi una nazionale straniera con obiettivi".

- Domenica notte ha detto che il commissario Rossi le ha tolto due scudetti...
"Non ho capito in particolare perché ci ha tolto l'ultimo, visto che di quella stagione non è venuto fuori nulla, per darlo all'Inter. Confermo che io ho vinto sul campo, come Nedved, Ibrahimovic, Vieira e tutti gli altri, perché sul campo nessuno di noi si è accorto che vi fosse qualcosa di irregolare. Piuttosto si può discutere su quel gol annullato a Trezeguet contro l'Inter in Supercoppa, arbitrata da De Santis".

- A proposito di vecchia Juve, ha più sentito Moggi?
"Tra le tante chiamate, ho ricevuto anche la sua e quella di Giraudo".

- A Torino continuano a dire che lei è scappato...
"Vorrei chiarire, una volta per tutte, che io non sono scappato né da Roma, né da Torino, perché in entrambi i casi avevo una carta in mano, per cui mi sono mosso in piena libertà e legalità, senza forzare alcuna decisione. Ho pensato che fosse giusto lasciare la Juve, perché ero e rimango molto legato a certe persone".

- Buffon ripete spesso che lei gli parlava poco...
"Ho parlato più con Buffon che con tutti gli altri. Quando arrivai alla Juve, veniva da un anno non felice e grazie al lavoro fatto con Tancredi è tornato il numero uno del mondo".

- Un altro che non è mai stato tenero con lei è Totti, che ha vinto la Scarpa d'oro...
"Sono molto contento per Totti e ricordo che quando io dicevo che uno come lui doveva stare davanti, perché ogni volta che tira fa danni, a Roma, dove tutti spiegano il calcio, mi accusavano di schierarlo nel ruolo sbagliato. E quindi complimenti a lui e a Spalletti che lo ha utilizzato nel modo migliore".

- Lo scudetto, però, è andato all'Inter: giusto?
"E' stato uno scudetto meritato, però è come se in una gara di 100 metri l'Inter fosse partita con un vantaggio di 10, per tutti i guai delle altre".

- Moratti parlando del primo dei due vinti lo ha definito lo "scudetto dell'onestà": le brucia ancora?
"Ognuno dice quello che vuole".

- Lei che ha vinto tutto può dirlo: vale più uno scudetto o una Champions League?
"Una Champions, perché ha una risonanza mondiale".

- Si sente come Ancelotti che ha vinto una coppa insperata?
"C'è una differenza: al Milan avevano già una struttura, qui c'era da costruire tutto".

- Ronaldo ha lasciato Madrid facendo gli auguri a tutti tranne che a lei: è pentito di averlo lasciato partire?
"Ognuno è soddisfatto di ciò che dice. Io posso ricordare soltanto che con lui e Van Nistelrooy abbiamo perso 5 partite. Questi sono numeri. Dopodiché gli auguro tutto il bene del mondo per la prossima stagione".

- Qual è la squadra più forte d'Europa?
"Per personalità, qualità e mentalità il Chelsea".

- E in Italia chi sarà favorito per il prossimo scudetto?
"L'Inter perché è la più forte, ma sarà un campionato bellissimo e apertissimo".

- Anche la Juve sarà in corsa?
"Dipende da come conclude la campagna acquisti. Ma Ranieri è un tecnico capace e sono convinto che se la caverà bene".

- C'è la possibilità che Kakà venga a Madrid?
"E' soltanto un sogno".

- E' più facile recuperare Cassano?
"Cassano, purtroppo, si è infortunato nella fase finale. Se ha voglia, è ancora recuperabile".

- Si tolga l'ultimo sassolino: le dà più fastidio essere etichettato come difensivista o essere considerato antipatico?
Basta guardare i numeri delle mie squadre per capire che non sono un difensivista. Quanto all'antipatia, bisognerebbe parlare con i miei amici, quelli che mi conoscono davvero. Ma più di queste etichette, alle quali ormai sono abituato, mi hanno dato fastidio certe critiche arrivate dall'Italia, da chi non ha avuto rispetto per chi lavora all'estero e ha definito mediocre il campionato spagnolo. Bearzot, invece, che è un uomo di confine come me, ha capito le mie difficoltà e ha dimostrato di sentirsi più italiano di altri che vivono al centro Italia. Per questo oggi voglio ringraziare lui e tutti gli altri che mi hanno chiamato".
Anche se soltanto Francesco e Federico lo hanno fatto sentire un nonno felice.


«Non tutto quel ch'è oro brilla,
Né gli erranti sono perduti;
Il vecchio ch'è forte non s'aggrinza,

le radici profonde non gelano.
Dalle ceneri rinascerà un fuoco,
L'ombra sprigionerà una scintilla;
Nuova sarà la lama ora rotta,
E re quei ch'è senza corona.»

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Re: Capello:Gli scudetti sono 9, con buona pace del signor Rossi

Messaggiodi nemesys_72 il 19 giu 2007, 22:35

Aragorn ha scritto:Capello: "I miei scudetti sono nove,con buona pace del signor Rossi"


grande..
solo per la frase..
Mors Omnia Aequat
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