A Buenos Aires è nato un calcio di strada per sfuggire alla violenza dove la giocata spettacolare è più premiata di una rete. E se non ci sono ragazze in squadra la partita non comincia
PARIGI (Fra), 28 novembre 2007 - Un gol vale meno della giocata spettacolare. E se non ci sono ragazze in squadra, non si gioca. Queste le regole base del “futbal callejero”, calcio di strada, nato a Buenos Aires per sfuggire alla violenza della favelas.
RISPETTO – Nato una decina di anni fa nel quartiere di Chaco Chico, il calcio callejero è ormai lo sport di riferimento per migliaia di ragazzini che sognano di diventare i nuovi Messi. Ma per giocare bisogna aderire allo spirito di una disciplina che si basa su tre parole d’ordine: divertimento, rispetto, educazione.
VIOLENZA – “Ci siamo rapidamente resi conto – racconta all’Equipe uno dei fondatori, Maxie Pelayer, oggi 25enne, alla guida del club Defensores del Chaco – che le regole del calcio non potevano andare bene. Le partite erano molto violente. Così, in caso di insulti, abbiamo imposto cartellini blu, sinonimo di espulsione temporanea, e penalizzazione di un punto alla squadra. Ma le regole sono evolutive”.
RAGAZZE – Non ci sono arbitri, nel calcio di strada. Prima della partita, quindi, gli sfidanti stabiliscono limiti del campo da segnare con il gesso sull’asfalto, e regole di gioco. Norma inderogabile, la presenza di ragazze in squadra.
CONTEGGI - E poi a fine partita si fanno i conti, insieme a un mediatore. E si premia il bel gioco, l’estetica del gesto, lo spettacolo. Un gol vale dieci punti, ma la giocata ad effetto, 15. Lo spirito di squadra ha un valore reale: dieci punti, quanto un gol di testa o in rovesciata. Ma se a segnare è una ragazza, tutto vale doppio. Questa settimana ad Asunciòn, si gioca il campionato del Sud America. Tutti per strada ad ammirare il calcio allo stato puro.