di diegofio il 19 ago 2008, 12:45
Quelle medaglie che mancano all'appello
Allarme podio, italiani sotto le aspettative. Petrucci: «Siamo al 9˚ posto. I conti si fanno alla fine»
PECHINO — Era nell'aria, è arrivato: il primo giorno senza podi, intendiamo. Avarie in vista nella spedizione olimpica italiana? Sì e no, nel senso che da un lato, volendo valutare in termini buonistici, i buchi appartengono inevitabilmente al divenire dei Giochi e sono figli delle combinazioni del calendario. Si sono già verificati nel passato. Tuttavia, c'è anche un «sì» nella risposta, purtroppo sostenuto dai flop di ieri: il cedimento della Carrara nel ciclismo su pista e, passando alla ginnastica, gli anelli di legno di Coppolino e il piazzamento peggiore di Morandi.
Non è ancora allarme, ma c'è già una visibile scia di delusione nell'azzurro di Pechino. Fin qui ci siamo «fumati» almeno 7, 8 medaglie di quelle considerate sicure, e in questo conto gli ori che mancano all'appello sono un paio se non tre. Ma in compenso abbiamo una decina di centri possibili nella seconda settimana dei Giochi. Anzi, la vittoria di Roberto Cammarelle e il suo ingresso in semifinale raddoppiano già il bonus che la boxe potrà portare in dote: si tratta adesso di dare un colore a queste imprese. Si vedrà.
Intanto il Coni fa quadrato di fronte all'ipotesi che la spedizione azzurra abbia imboccato una china discendente, rispetto a giornate iniziali scoppiettanti. «Afflosciati? Ma quando mai...». Di buon mattino, il presidente del Coni, Gianni Petrucci, contesta, protesta e argomenta. «Prima di tutto, i conti si fanno alla fine: il programma può essere più ricco di possibilità in una parte piuttosto che nell'altra, ma poi c'è sempre il margine per le sorprese piacevoli. Comunque, siamo ancora al 9˚ posto per qualità di podi e al 10˚ per quantità. Noi dobbiamo ragionare per categorie omogenee e raffrontarci contro nazioni simili: per il momento la Francia, nostro tradizionale termine di paragone, è alle spalle. E dov'è la strombazzata Spagna, che avrebbe dovuto stritolarci?».
Bellicoso, il grande capo. Il dato relativo all'avversario storico e a quello emergente, in effetti, è lì da vedere. Però c'è anche un prepotente ritorno di fiamma degli inglesi, per ora terza forza della manifestazione. Insomma, la concorrenza c'è, meglio stare abbottonati e aspettare, appunto, i calcoli conclusivi. Del resto, dal Coni qualche malumore «unofficial » filtra oltre la cortina delle difese istituzionali. Dal nuoto, ad esempio, ci si aspettava di più e il rimpianto coinvolge principalmente la prova della Pellegrini nei 400 metri, prima dell'imperiosa riscossa nei 200. La stessa scherma, che pure ha vinto 7 medaglie come ad Atene (scuse doverose: ce n'eravamo dimenticati una...), ha avuto una piccola flessione. Di qualità del raccolto. In particolare, fa male l'oro mancato della squadra delle fiorettiste.
Su questa falsariga, l'imbuto s'allarga per accogliere il fiasco di Benelli e dello skeet maschile, la drastica riduzione dell'apporto del canottaggio, l'occasione mancata dalla Scapin nel judo, il risultato appena sufficiente dell'arco, per non parlare del crollo di Andrew Howe, che ha messo in seria difficoltà la spedizione dell'atletica.
L'Olimpiade, si sa, dà e toglie, ma a conti fatti ci ha già levato qualcosa di importante, compensando solo in parte con sorprese che hanno soprattutto il volto della judoka Quintavalle, del lottatore Minguzzi e dalla Cainero, regina del piattello. Da qui in poi dovremo inventarci qualcosa per puntellare il medagliere, che allo stato attuale prevede questo ragionevole scenario (oltre ai due podi certi dal pugilato): ci spingeremo nei territori della gloria con la Sensini, al comando nel windsurf, con Schwazer nella marcia, con le pallavoliste (gli uomini, per ora, rimangono un punto interrogativo), con Cassina (oggi per lui il momento della verità), con le ragazze della ritmica, con la canoa e, forse, con la vela. Mal contate, fanno appunto una decina di medaglie, un tesoretto che ci permetterebbe di avvicinare quota 30, una soglia psicologica e concreta per pesare i Giochi azzurri. Se poi lo stellone in qualche modo salisse sul podio...
«Ma io ho sempre dichiarato che ripetere Atene sarà impossibile » incalza di nuovo Petrucci, sottolineando la prudenza spesa prima dei Giochi. L'Olimpiade di Pechino per certi aspetti è anomala «perché enfatizza il fattore- campo e fa sì che la Cina tolga medaglie a tutti, a cominciare dagli Usa. Pur riconoscendo la crescita esponenziale di questo Paese anche nello sport, valorizzata dal fatto che come organizzatore schiera atleti in ogni disciplina, non si può nascondere che siamo in presenza di un dato anomalo. Quanto all'Italia, non credo affatto che sia in discussione il nostro modello organizzativo. Piuttosto, scontiamo in maniera sempre più evidente lo scarso dialogo tra il mondo dello sport e quello della scuola. Se l'educazione fisica avesse uno spazio differente e più serio, saremmo tra i primi nel medagliere e ben davanti a nazioni quali il Giappone o la Corea del Sud. Questo è un alibi legittimo: me lo porterò fino alla tomba».