Venerdì, 9 Ottobre 2009
Nel pasticciaccio brutto di Cannavaro positivo al betametasone c'è un particolare che consola: l'estrema plausibilità della trama. In breve. Cannavaro dopo un allenamento viene punto da una vespa e il medico della Juventus, dottor Goitre, gli somministra un corticosteroide temendo che possa morire per shock anafilattico. Il medico avvisa il Ceft (Commissione per l'Esenzione a Fini Terapeutici), Cannavaro la domenica scende in campo (domanda: ma non potevano tenerlo a riposo, visto che bene o male era dopato? Se le vespe avessero punto 11 bianconeri, la Juve avrebbe giocato contro la Roma con 11 giocatori dopati, sia pure “giustificati”?), viene sottoposto a controllo e trovato positivo. Il Ceft chiede alla Juve una più completa documentazione medica, manda una raccomandata con ricevuta di ritorno, la Juve la riceve ma nessuno apre la busta, che resta sotto un plico di corrispondenza su una scrivania (così si racconta). Trascorsi 40 giorni, il Coni decide di aprire un procedimento sul caso, ne dà notizia e l'annuncio di Cannavaro positivo desta scalpore. Il capo della procura antidoping, Torri, va a Torino a interrogare Cannavaro e il dottor Goitre e all'improvviso nella sede della Juventus ricompare la busta della raccomandata, ancora intatta. Nessuno l'ha aperta. Un disguido. Una dimenticanza.
Converrete con noi: un caso che avrebbe tutto per diventare imbarazzante si sgonfia, e si squaglia, per la sostanziale credibilità dell'accaduto. Seguiteci.
1) IL GIOCATORE. Cannavaro è un giocatore noto per la sua giovane età e per la sua scarsa esperienza. Cresciuto nel vivaio del Napoli, è ai primi passi in maglia juventina e prima di Roma-Juventus non era mai stato sottoposto a un controllo antidoping, o quasi. Essendo ai minimi di stipendio, non ha la preoccupazione – propria dei campioni affermati – che una leggerezza, propria o altrui, possa mettere a repentaglio carriera e guadagni milionari. Come se non bastasse, Cannavaro non è mai stato al centro di casi di doping: né si ricordano polemiche su suoi disinvolti comportamenti in materia. Per il ragazzo, i nomi dei medicinali sono arabo e flebo e siringhe non sa nemmeno che cosa siano. Insomma: Cannavaro non è il giocatore scafato capace di sentire puzza di bruciato, in caso di pericolo.
2) LA SOCIETA'. È un piccolo club alle prime armi che si è sempre ispirato al famoso motto decoubertiniano “l'importante non è vincere, ma partecipare”: tant'è vero che per lungo tempo è stata retta da un devoto di Padre Pio, tale Luciano Moggi. La scarsa conoscenza della procedura in tema-doping, e i disguidi documentali in cui il club è caduto, sono dovuti in massima parte al suo essere vergine in materia. Come tutti sanno, la Juventus non è mai stata al centro di casi-doping e non si ricorda che suoi tesserati - giocatori, medici o dirigenti - siano finiti sotto processo, sportivo e penale, nelle aule di Tribunali di stato per questioni legate al doping.
3) IL MEDICO. Bartolomeo Goitre è il medico sociale della Juventus e svolge il suo incarico con puro spirito dilettantistico: e dunque, se gli capita di spedire al Coni una documentazione medica incompleta, quando un suo giocatore è pieno di cortisone, non gliene si può fare una colpa. Per chi non lo sapesse, Goitre per dieci anni è stato il “secondo” del dr. Riccardo Agricola noto per la sua abitudine di somministrare, prima delle partite o nell'intervallo delle stesse, pane e salame ai giocatori. Insomma, il medico della Juventus è una specie di Alice nel Paese delle Meraviglie, e se non apre una raccomandata con ricevuta di ritorno inviatagli dal Coni (o se nessuno gliela consegna), la cose non deve destare particolare stupore o meraviglia.
Questa, per sommi capi, è la buffa favola della vespa che punse Cannavaro e del bailamme che ne seguì. Di favole così, d'altronde, ne conosciamo tante, una più bizzarra dell'altra. Per dirne una, l'attaccante del Milan, Borriello, un giorno venne trovato positivo al cortisone per colpa – questa fu la linea di difesa – di una pomata intima che la sua fidanzata, Belen Rodriguez, si era spalmata sulle parti intime. “Il mio dermatologo – testimoniò la ragazza - mi ha prescritto una crema a base di cortisone per curare un'infezione e soprattutto l'astinenza sessuale. Poi mi sono fermata a dormire a casa di Marco, abbiamo fatto l'amore e lui s'è preso la mia stessa infezione. Così, senza pensarci su gli ho consigliato la stessa crema che avevo preso io.”
Unica differenza: alla storia della pomata di Belen non credette nessuno; così come nessuno ha mai creduto alle bistecche al sangue da 10 chili mangiate dai corridori ciclisti prima delle Milano-Sanremo. E Borriello è stato squalificato, per doping, così come i cento (e uno) ciclisti pazzi per la fiorentina al sangue. Non sarà così, invece, per la colonna della Juventus e capitano della nazionale Fabio Cannavaro. Nella sua favola, il finale è già scritto. Non è originalissimo, ma è tranquillizzante. Noi siamo in grado di anticiparvelo. Dice testualmente: “E vissero tutti felici e contenti”.