di Aragorn il 08 gen 2006, 15:19
I lavori per la Tav in Val di Susa cominceranno solo dopo le elezioni di aprile. Lo ammettono, senza tanti giri di parole, esponenti della maggioranza e dell'opposizione facendo intendere che la decisione di posticipare i tempi è "politica". E poi, guarda caso, non è disponibile la colossale macchina per scavare, che si trova ancora in Spagna.
Dopo la protesta dell'autunno scorso è stato deciso di rinviare l'inizio dei lavori "pesanti" al prossimo marzo, alla fine delle olimpiadi invernali che si svolgeranno in Piemonte dal 10 al 26 febbraio. Il tavolo tra governo e sindaci piemontesi di metà dicembre ha posticipato i lavori, in attesa di analisi più approfondite. All'inizio della primavera di quest'anno si terranno le elezioni politiche (il 9 aprile) e quindi, per evitare problemi, con ogni probabilità i lavori non partiranno prima di maggio. Se non addirittura in autunno, tempo che il nuovo governo si formi, assuma i poteri e decida se proseguire sulla strada dei collegamenti ad Alta velocità o soprassedere al progetto di integrazione con le reti transeuropee.
Insomma, il calendario politico condiziona l'apertura dei cantieri della Tav. Ne è convinto, tra gli altri, l'europarlamentare leghista Mario Borghezio, piemontese doc, che per difendere il progetto ad alta velocità ci ha guadagnato un pestaggio in piena regola e un ricovero in ospedale. «La patata bollente», assicura Borghezio, «passerà al prossimo governo. Non c'è dubbio. È solo una questione di opportunità politica. Il fatto che l'inizio dei lavori coincida con le elezioni politiche ha offerto la scusa per stendere un sommario accordo e rinviare gli scavi. Comunque», taglia corto l'europarlamentare padano, «resta il fatto che chiunque andrà a Palazzo Ghigi dopo il 9 aprile si troverà tra le mani una bella bomba ad orologeria innescata».
Sulla stessa lunghezza d'onda anche Lucio Malan, che proprio nel collegio 9 del Piemonte è stato eletto senatore. Malan la Val di Susa la conosce bene e cerca di analizzare oggi, con la dovuta tranquillità, anche la posizione di chi nella valle di scavi e gallerie proprio non vuoi sentir parlare: «C'è bisogno che il governo faccia sentire la propria vicinanza alle popolazioni. A nessuno piace una decisione imposta dall'alto. Se poi
certi personaggi cominciano a diffondere voci incontrollate allora non si può più tornare indietro». Ma crede che i lavori siano stati posticipati per mera opportunità politica? «Il tavolo tra governo e amministratori locali della Val di Susa, se non proprio esplicitamente, suggeriva un rinvio. Ma il problema è un altro: la verità è che i disagi in alcune parti della Valle saranno pesanti, molto pesanti. Non si può andare lì e cominciare a scavare senza tener conto dell'impatto che quest'opera avrà sulla popolazione di Venaus, ad esempio. Servono compensazioni econo-miche e anche tanti soldi per i disagi che si provocheranno. Nel Mugello, ad esempio», ricorda Malan, «l'allora governo Prodi disseminò miliardi di lire in opere compensative. E i compagni che amministrano quelle zone, che di quattrini se ne intendono, prima hanno protestato, ma poi hanno dato il proprio via libera alle opere».
Resta il fatto che i mac-chinari per iniziare i lavori del tunnel esplorativo non ci sono. O meglio, ci sarebbero pure, ma il "lombrico-ne" della fresa - che è lunga oltre 200 metri e ha una circonferenza di 6 - si trova in Spagna. E neanche alla Cmc (Cooperativa muratori e cementisti) sanno quando potranno iniziare a scavare. Per il momento la scavatrice resta - smontata a pezzi -nei cantieri spagnoli che l'hanno realizzata per conto della Cmc di Ravenna, la cooperativa romagnola che si è aggiudicata l'appalto. Quindi la macchina potrà essere operativa solo ad aprile considerando che deve essere trasportata pezzo per pezzo dalla Spagna alla Val di Susa, montata e messa in funzione, operazione non certo rapida. «Me lo dica lei. Vorrei saperlo anch'io», ribatte Vittorio Morigi, che della Cmc è il direttore generale, «tanto più che la fresa l'abbiamo pagata oltre 8 milioni di euro e ogni giorno che non lavora comunque costa. E costa cara. Può anche darsi che sia così», ammette Morigi, «che ci sia la volontà politica di rinviare a dopo le elezioni l'inizio degli scavi. Sono trent'anni che faccio questo lavoro e di problemi ne abbiamo sempre incontrati, ma mai come questa volta. Noi potremmo cominciare a montare il macchinario già da domani mattina. Ma se non c'è la volontà politica...».
«Non tutto quel ch'è oro brilla,
Né gli erranti sono perduti;
Il vecchio ch'è forte non s'aggrinza,
le radici profonde non gelano.
Dalle ceneri rinascerà un fuoco,
L'ombra sprigionerà una scintilla;
Nuova sarà la lama ora rotta,
E re quei ch'è senza corona.»