di Aragorn il 19 gen 2006, 15:16
il critico tv A.Rostagno analizza il berlusconi televisivo
Avviso ai lettori. Quello che avete appena iniziato a leggere si può oggettivamente definire "un pezzo su Berlusconi". "Su Berlusconi" perché tratta monograficamente del presidente del Consiglio. E "pezzo"perché non ha certo la pretesa di contenerlo tutto. Ebbene. Ogni tanto Berlusconi appare in tv. In questo periodo ogni poco. Discute, ribatte, polemizza, replica. Inevitabilmente lasciando in testa, in bocca, nel cuore o in altre zone anatomiche più intime - a seconda delle inclinazioni politiche del telespettatore - un gusto marcato insieme ad altro retrogusto corrispondente. Come certi frutti che ti inondano il palato col loro sapore intenso, ma anche ti allappano la lingua con la loro acidità astringente.
Entro nel dettaglio. Provo a sviscerare il Berlusconi formato teleschermo. Intanto: discutere la sua simpatia mi pare una forzatura. Suvvia. Se gli concedi due millimetri di spiraglio dialettico tra una polemica e Valtra puoi star certo che e 'incastra dentro una battuta. E se i m illimeth sono due e mezzo ti confeziona senza meno un aneddoto e senza dubbio la barzellettina. Un problema? Tutt'altro. Purché la battuta non sia infelice e la barzellettina non renda tale chi l'ascolta. Altra caratteristica che non gli si può negare è l'amore per il numeret-to. Si presenta in tv con il suo carico di cartelline, lo consulta reiteratamente e lo inocula nelFocchio vitreo della telecamera. Un difetto? Perbacco, lungi da me incoraggiare l'imprecisione e il pressappochismo. A patto che il vezzo non si tramuti in un 'immersione nelle cifre, dalla quale siamo noi a riemergere cadaveri. Nota per la spesa di se stessi in tv: due o tre dati sottolineano l'accuratezza dell 'esposizione, trenta o quaranta l'affossano. A proposito di esposizione. La sua dialettica è nota, la sua espressione ciclonica pure.
Quel che manca è la capacità di variazione del ritmo. Qui l fimmagine alla quale fa re rife rin icn to è q u ella del p ug ile co n doti difighter. Colui che parte a capo chino,rulla i pugni serrati e procede indistintamente così fino al termine della ripresa. Il campione assoluto sa invece prendere fiato, ruotare intorno all'avversario, alternare finte, jab e colpi letali. Se Berlusconi ci riuscisse, regalerebbe al suo discorso unaforma più sinuosa attirandogli un'attenzione più stabile. Bussate e vi sarà aperto. Variate tono e sarete ascoltati. L'importante è che non pretendiate di esserlo. Il verboi(ascoltare"ha un imperativo fittizio quanto il verbo "amami". Se t'impongo il secondo sentimento al massimo potrai concedermi di copulare con te, E se ti ordino il primo ben che mi vada potrò orientare i tuoi occhi verso di me. Con i pensieri dirottati altrove. Traduco: Berlu-m sconi trasuda personalità. Espira autorevolezza. Emana carattere. Per uno che di mestiere fa il politico e che ha spesso la ventura d'imbattersi in colleghi inguinalmente monchi, non sarebbe male. Se non fosse che in tv tale patrimonio è sempre sul punto di tracimare in qualcos'altro di assai meno fruttuoso. Dall'autorevolezza all'autori tari età. Dalla forte personalità a quella dittatoriale. Dal carattere inflessibile a quello insopportabile. È un gioco di pesi e pesetti. Come sulle vecchie bilance da mercato. Avete presente? Fate conto che la telecamera sia la bilancia e le suddette qualità i pesetti. Man mano che ne aggiungi ti avvicini all'equilibrio perfetto. Ma se per caso lo superi addizionandone inavvertitamente altri crolla tutto e l'equilibrio è andato.
Gusto/Retrogusto. Berlusconi che piace. Berlusconi che spiace. Ci sono volte in cui è il primo a prevalere e altre in cui accade il contrario. Dipende dalla trasmissione, dal conduttore, dagli ospiti, dalla serata. Basta osservarlo per qualche istante e si capisce come andrà a fini re. Può essere in palla. Quanto non sentire i tempi. Una sfumatura che, presto o tardi, diventerà fondamentale. Alle prossime elezion i il successo passerà anche da lì. Se Berlusconi saprà non annoiarlo, c'è il caso che possa rimanere.
«Non tutto quel ch'è oro brilla,
Né gli erranti sono perduti;
Il vecchio ch'è forte non s'aggrinza,
le radici profonde non gelano.
Dalle ceneri rinascerà un fuoco,
L'ombra sprigionerà una scintilla;
Nuova sarà la lama ora rotta,
E re quei ch'è senza corona.»