Non c'è amianto nel sottosuolo di una delle zone della Valle di Susa interessate dal passaggio dell'Alta velocità ferroviaria (Tav) Torino-Lione. Sono questi i risultati dei rilievi eseguiti nell'area del monte Rocciamelone che saranno presentati oggi. Nella norma anche i valori della radioattività. La possibile presenza di amianto, molto dannoso per la salute, è stata una delle cause scatenanti delle manifestazioni contro i lavori. Protesta il Comitato anti-Tav: «Servono altri test».
Non c'è traccia di amianto nella pancia del monte Rocciamelone, uno dei simboli della Valle di Susa e insieme della lotta contro la Torino- Lione: lì lo scorso 31 ottobre il popolo no-Tav ha combattuto la sua prima «battaglia», quella del Seghino, per impedire l'avvio dei sondaggi; lì ora l'Arpa del Piemonte (Agenzia regionale per la protezione ambientale) pone idealmente la bandiera bianca e ufficializza: «Non esistono pericoli per la salute». Tanto rumore per nulla, verrebbe da dire. Con da una parte la Ltf, la società italo-francese che si occupa della tratta transfrontaliera, a ribadire quanto più volte detto: «Nessuna sorpresa, studi di tecnici indipendenti dimostrano che il rischio di trovare amianto lungo la tratta è bassissimo», afferma il direttore della comunicazione Francois Pelletier. Dall'altra i no-Tav a sostenere l'inutilità del sondaggio: «L'abbiamo sempre detto che lì non sarebbe mai stato trovato nulla: servono altri test. Con questi sondaggi è come cercare un ago in un pagliaio», afferma il presidente Bassa Valle di Susa, Antonio Ferrentino.
E in mezzo i tecnici dell'Arpa che oggi a Torino presenteranno i risultati dell'indagine. Dei tre siti individuati sul Rocciamelone, in uno soltanto sono cominciati e ultimati i lavori: il sito S42, quello del Seghino (dal nome della frazione del comune di Mompantero). La trivella ha lavorato dagli inizi di novembre a fine anno. E ha bucato la pancia della montagna in giù per 452,30 metri (10 centimetri il diametro del carotaggio). A una profondità di 390-400 metri è previsto il passaggio della galleria di Bussoleno: 12 chilometri da Chianocco a Venaus, collegati da un breve viadotto che attraversa la Val Cenischia al contestatissimo mega-tunnel di 53 chilometri. Metro per metro sono stati analizzati i campioni di roccia prelevati. In particolare calcemicascisti e micascisti. Ma anche piccole quantità di metabasiti e serpentiniti (circa un metro), le rocce in cui si può trovare amianto. Sui campioni più «a rischio» sono stati effettuati otto prelievi. Il verdetto dell'Arpa: «Non sono state trovate tracce di amianto». Quanto alle radiazioni ionizzanti, «i valori riscontrati non si discostano dalla media naturale e in ogni caso rientrano più che ampiamente entro i limiti di legge».
Insomma: tutto «come prevedibile viste le formazioni geologiche attraversate». Fin qui il tunnel di Bussoleno. Il Cnr, intanto, sta lavorando a uno studio per individuare i posti più adatti in cui effettuare i nuovi sondaggi sotto il Musinè. Sarà presentato tra maggio e giugno all'osservatorio tecnico voluto da Palazzo Chigi, di cui fanno parte anche rappresentanti della Valle. Sempre che l'osservatorio per allora sia ancora in vita. Ieri amministratori e comitati no-Tav hanno contestato il presidente Mario Virano che ha chiesto la partecipazione di una scolaresca ai lavori: «Decisioni politiche e non tecniche, basta o lasceremo il tavolo», ha detto Ferrentino. Contro la Torino-Lione e per un trasporto pendolari migliore, sindaci e comitati no-Tav hanno ieri presentato la giornata dell'Amico treno: venerdì volantinaggi in più di cento stazioni.