di yuzzu il 04 giu 2007, 23:49
Annuncio e presentazione, tutto in poche ore. La prima giornata di Claudio Ranieri come allenatore della Juventus è stato un susseguirsi di eventi. La chiacchierata con la dirigenza, la visita allo Juventus Center di Vinovo e la prima conferenza stampa. Quasi un’ora di chiacchierata davanti ai giornalisti, dividendo il tavolo dei relatori con Giovanni Cobolli, Jean Claude Blanc e Alessio Secco. Quasi un’ora per farsi conoscere e, soprattutto, per parlare della sua nuova avventura. Ecco le dichiarazioni più importanti del neo tecnico bianconero.
Ringraziamenti: “Prima di tutto vorrei ringraziare la Juventus per avermi scelto. Ma anche il presidente del Parma per avermi riportato in Italia, tutta la città e i giocatori per il travolgente finale di stagione che hanno fatto”.
Orgoglio: “Sono molto orgoglioso per questa opportunità che mi viene data. Si tratta di un’esperienza bella ed elettrizzante. C’è da lavorare sodo e recuperare posizioni che competono a questa società. Il progetto è ambizioso, ma sono sicuro che faremo bene, i tifosi devono stare tranquilli. Saranno fieri di quello che faremo in Italia e in Europa”.
Contatti: “Questa chiamata della Juventus è stato come un fulmine a ciel sereno, non me l’aspettavo. Negli ultimi giorni ho visto spesso il mio nome sui giornali, ma fino a sabato sera non ci sono stati contatti. Ovviamente la prima chiamata mi ha fatto molto piacere”.
Scelta rapida: “Quando arriva un’opportunità così, quando c’è la Juventus che chiama, non si può pensare. Alla Juve non si può dire no. Ci sono state trattative con il Manchester City, ma si continuava a rimandare, così e da 15 giorni che aspettavo. Il tempo è passato e non è colpa mia”.
Piani: “Mi è stata prospettata la possibilità di riportare la Juventus nel posto che le compete. C’è da investire e costruire e il mio curriculum si addice a questo fatto di miscelare campioni e giovani. Questo non mi fa tremare i polsi. Vista la storia e gli uomini, questi giocatori saranno i maestri per i ragazzi”.
Promesse: “C’è il giusto da fare. La Juventus si è presa una pausa di riflessione, sono andati via tanti campioni e ora c’è da ricostruire. A me non piace promettere e non mantenere. Quello che so e che faremo di tutto per tornare più in alto possibile nel minor tempo possibile. Cercheremo di bruciare le tappe prima possibile. Qui c’è una società che vuole tornare ad altissimi livelli, ma non si può avere tutto e subito. Abramovic ha speso tanto e non ha mai vinto al Champions League, Moratti ci ha messo tanto prima di vincere con l’Inter. Per costruire una squadra ci va tempo”.
Spirito: “Quello che voglio è lo spirito della Juventus. Feci i complimenti a Lippi quando vinse, la sua non era la squadra più forte sulla carta ma sul campo si dimostrò tale. Io non voglio il meglio, non il massimo, ma di più. Guai a chi viene meno alla prestazione”.
Confronto immediato: “Non mi pongo un obiettivo minimo. Sono curioso di vedere quanto sapremo fare. Nei posti dove sono stato, ho sempre fatto il paragone con la stagione precedente. Qui non ho un metro di paragone, visto quanto fatto l’anno scorso. Dovremo dimostrare valore, ci confronteremo con tutte e alla fine dovremo essere contenti di quanto raggiunto”.
Duttilità: “Non ho mai avuto problemi nel sistema di gioco. Già nel 1987/88 con il Cagliari mi piaceva cambiare lo schema durante le parite. Le squadre devono saper giocare in tutti i metodi. La Juve di Lippi cambiava spesso sistemi di gioco, quella di Capello un po’ meno. A me non è riuscito solo con il Napoli. Abituato a giocare con Maradona, qualsiasi numero 10 sarebbe stato paragonato a lui. Ho creduto in un ragazzo che si chiamava Zola e i fatti mi hanno dato ragione”.
Bel gioco: “Intanto credo che quest’anno non sia stato facile fare del bel gioco in Serie B. Capisco difficoltà di Deschamps e dei campioni. Ricordo che quando ero alla Fiorentina, tutti ci aspettavano. All’andata tutti volevano affrontarci per fare bella figura, nel girone di ritorno tutti si chiudevano per non prenderle ed era difficile giocare”.
Campioni e giovani: “Buffon è un rappresentante dell’Italia. La Juventus ha la fortuna di averlo nelle sue fila, è una gran cosa. Mi auguro che il suo 75 diventi il 100. Lui, Del Piero, Nedved, Camoranesi, sono giocatori con cui condividere il compito di far crescere i giovani, qui ce ne sono tanti che possono fare bene. Trezeguet deve rinnovare, per ora è tra coloro che il cui discorso resta sospeso”.
Acquisti: “Sono contento dei giocatori già acquistati. Grygera lo volevo già io al Chelsea, Criscito è molto interessante e sono sicuro che farà una grossa carriera, mentre Salihamidzic è stato un gran colpo, uno dei migliori centrocampisti d’Europa”.
Altri arrivi: “Lampard? Non illudiamo la gente. Ora penseremo a tutte le opportunità. Ho la fortuna di conoscere tanti giocatori all’estero di avere validissimi osservatori. Conosco Sensibile e Sandreani e parlando con Secco ci siamo trovati subito in sintonia. Tra parlare e trovare realizzazione ci vuole tempo, ma c’è sintonia con la società. Qui c’è gente che sa quello che vuole. Mi ha fatto piacere condividere la stessa visione su diversi giocatori”.
Tifosi: “La gente è parte integrante del progetto. Loro hanno vinto tanto in passato. Quest’anno hanno sofferto e il prossimo potrebbero farlo ancora di più. Ma noi vogliamo che siano fieri di questa squadra. L’importante è che siamo Juventus, una società seria che vuole tornare al suo stile, al suo modo di essere. I risultati sono belli, ma c’è di più, cioè il poter dire di essere tifosi della Juventus ed essere orgogliosi di questo”
Derby: “E’ bello e stimolante poter tornare a confrontarsi. Mi auguro che sia una sfida all’altezza della città”.
Seminatore-raccoglietore: “Mi auguro di essere seminatore come nelle altre città ma anche raccoglitore. Tutta l’esperienza maturata negli anni sarà a disposizione dei giocatori. Ci vorrà grande voglia di riscatto e rivincita nei giocatori, perché saranno sempre messi in comparazione con la vecchia Juventus. I ricordi usciranno fuori. Ci saranno nostalgici, ma noi viviamo nel presente e nel futuro”.
Sfida affascinante: “Per accettare un incarico, devo trovare stimolante il progetto e questo lo è sicuramente. Come la scelta di Parma, una sfida che mi piaceva, super affascinante”.
Punto di partenza: “Per me la Juventus non è un punto di arrivo, ma un punto di partenza. Fino ad adesso ho provato a fare l’allenatore, ora lo faccio. Per questo mi avvarrò della collaborazione del mio vice Christian Damianò, del preparatore dei portieri Giorgio Pellizzaro e del preparatore atletico Riccardo Capanna”.
Vacanza: “Vorrei andare in vacanza a riposarmi. Ma la spezzo volentieri per questa nuova avventura, rimarrò in costante contatto con la società e tornerò a Torino.”